Al peggio non c’è mai fine. Dopo le numerose “Caporetto” di questa stagione contro Fiorentina, Atalanta, Crotone, Benevento, il Verona di Fabio Pecchia stecca ancora una volta nella partita più importante, spalancando dinanzi al glorioso e blasonato Hellas il baratro della Serie B.
Si può anche perdere, si può anche retrocedere, ma bisogna sempre farlo con dignità. Il secondo tempo disputato ieri dagli uomini di Pecchia, che vincendo avrebbero veramente riaperto i giochi salvezza, è stato, per usare un eufemismo, imbarazzante. Trovatasi sotto sul finire del primo tempo per un errore del portiere Nicolas, la squadra non ha saputo reagire, non ha creato nessuna occasione da gol, non ha lottato, è apparsa vuota, senza mordente e furore agonistico.
E non è solo una questione di qualità tecnica. Perché il Crotone con una partita gagliarda e di sacrificio riesce a bloccare la Juventus? Perché la Spal è riuscita a collezionare 8 risultati utili consecutivi? Perché perfino il Benevento sta mettendo in difficoltà squadre sicuramente più attrezzate?
Le qualità tecniche e tattiche, dunque, da sole non bastano a dare una spiegazione. La verità è che il Verona non è squadra, ha illuso qualche volta di esserlo, per poi tradire sempre nei momenti più importanti. Il secondo tempo di ieri, per chi era allo stadio, è stato difficile da accettare. Ma è ora di mettersi il cuore in pace: chi non possiede adeguate doti caratteriali, prima che tecniche, è giusto che in Serie A non ci rimanga.
Ora è rimasta davvero solo la matematica a separare l’Hellas dalla Serie B. Seppure il Verona abbia ancora la possibilità di tornare in corsa, nessuno, viste le prestazioni offerte da Romulo e compagni, sembra crederci davvero. Neppure lo stesso Pecchia, nonostante le dichiarazioni di rito. E la cosa che più fa star male è che sarebbe bastato poco. Veramente poco.
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