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La Superlega è la morte del calcio

La Superlega è la morte del calcio – Nella notte fra 18 e il 19 aprile 2021 si è registrato il più grande terremoto nella storia del calcio. Dodici club (precisamente Juventus, Inter, Milan, Real Madrid, Atletico Madrid, Barcellona, Manchester United, Manchester City, Chelsea, Arsenal, Tottenham e Liverpool) hanno infatti annunciato la volontà di creare una Super Lega.

Il Format della Superlega

La Super Lega, almeno nelle intenzioni, dovrebbe essere una competizione semi-chiusa. A cui dovrebbero prendere parte stabilmente 15 club, i 12 fondatori più tre che potrebbero accattare di entrare nei prossimi giorni, più altri 5 che si qualificherebbero tramite un meccanismo non ancora reso noto. Ipotesi questa osteggiata dell’UEFA con non vuole comunicare con la Super Lega e anzi punta ad escludere i membri fondatori dalla proprie competizioni nazionali e internazionali. Inoltre i giocatori delle società della Super Lega non potrebbero essere convocati dalle rispettive nazionali.

Le 20 squadre partecipanti doverebbero venir divisi in due gironi da 10, con successiva fase a eliminazione diretta.

Impatto Economico della Superlega

Le intenzioni dei membri fondatori sarebbe quella di superare l’emergenza Covid aumentando i ricavi. Le perdite dovute alla pandemia hanno sicuramente accelerato questo processo.

Secondo quanto riferito da Il Sole 24 Ore il modello preso come esempio sarebbe quello della NFL, la lega del Football Americano, che con 300 milioni di tifosi nel mondo fattura a livello televisivo il doppio della Champions League che è seguita da almeno 3 miliardi di appassionati. I principali club d’europa vorrebbero valorizzare questo potenziale inespresso aumentando il numero di partite tra le squadre di maggior blasone e possessori di marchi riconosciuti in tutto il mondo. Secondo le previsioni passare da 3,2 miliardi di ricavi europei di Champions ed Europa League a 5/6 miliardi nel breve termine e fino a 10 miliardi nel medio termine. Inoltre JP Morgan finanzierebbe l’avvio della competizione con 3,5 miliardo di euro destinati ai fondatori.

La Super Lega quindi tende a, per usare le parole del noto giornalista Riccardo Cucchi, “essere un paradigma di dove sta andando il mondo: ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri”. 

Superlega, conseguenze dal punto di vista sportivo

La Super Lega, oltre a creare infatti una forbice sempre più ampia e incolmabile fra società ricche e società povere, andrebbe di fatto ad ammazzare la competitività, ovvero uno dei valori fondamentali dello sport.

Nel giro di pochi anni la Super Lega andrà a fagocitare le altre competizioni, tutto sarà si quei pochi. L’aspetto più romantico del calcio, quello che quei 3 miliardi persone, che hanno la colpa di non essere ricche come i 300 milioni anche guardano la NFL, verrà meno.

Le storie, le imprese alla Davide contro Golia con implicazioni sociali e culturali che solo il pallone sa regalare e che hanno reso questo gioco il migliore del mondo lasceranno il posto a questo Grande Fratello, una circo scintillante mosso solo dal dio danaro. Le storie verranno meno e probabilmente non verranno più cercate, la passione di molti verrà sacrificata sull’altare di ricchi tifosi dell’ultima ora, che non vogliono entrare a far parte di una cultura ma appropriarsene. Non è una caso che le proprietà di diversi club fondatori della Super Lega siano fondi di investimento che vedono il calcio come un business e proprietari fortemente indebitati. Questa operazione appare come una soluzione per salvare il banco.

Avremo magari tante belle giocate, addirittura ogni tre giorni, fino forse ad averne la nausea. Non ci sarà più però un’Atalanta che con l’undicesimo monte ingaggi della Serie A va stabilmente in Champions League, un Leicester o un Montpellier che riescono a vincere un campionato, un Ajax di giovani che sfiora la finale di Champions League. Solo per parlare di fatti relativamente recenti.

Il calcio fino a ieri sera non era sicuramente equo, ma era perlomeno inclusivo. Tutti avevano una speranza di emergere, di arrivare alla gloria. Ora quella speranza è morta e quando all’uomo togli la speranza togli tutto.

Questi non sono presidenti ma distruttori di sogni. Prendetevi il business, lasciateci il calcio.

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