Festival dello Sport 2018, Gasperini: “Importante lavorare con i giovani, il calcio va cambiato”

Protagonista dell’evento in programma all’interno del Book Store de Il Festival dello Sport 2018, organizzato a Trento dall’11 al 14 ottobre, mister Gian Piero Gasperini ha parlato del suo rapporto con i giovani e dei problemi che caratterizzano attualmente il calcio italiano.

“Il rapporto con i giovani? Io devo dire che sono stato fortunato a lavorare con tanti giovani. Quando ho terminato la mia carriera di giocatore, sinceramente non pensavo di allenare e di farlo in Serie A. Io ho sempre pensato di smettere di giocare e di dedicarmi ad altro, senza mai staccarmi completamente dall’ambiente calcistico e da questo bellissimo sport. Avevo voglia di trasmettere la mia passione ai ragazzi e ho avuto la fortuna di poterlo fare: la prima cosa é l’entusiasmo, un fattore importantissimo per i giocatori di tutte le categorie. Entusiasmo e voglia di divertirsi, questi gli ingredienti per fare bene ad alti livelli e nei campionati giovanili.”

Allegri, di recente, ha detto che i giovani vanno lasciati “liberi”, liberi di divertirsi e di “sfogare” il proprio estro: “Nell’ultimo periodo, sembra non nascere talenti come nei primi anni 2000 e negli ultimi anni ‘90. Nonostante ciò, a volte dimentichiamo che l’80% dei bambini ama giocare a calcio e inizia molto precocemente ad entrare nelle scuole calcio e a toccare un pallone. Evidentemente, è sbagliato l’approccio con questi ragazzi, è sbagliato il sistema adottato da queste scuole calcio. Facile tornare indietro nel tempo, ma ora dobbiamo guardare al presente e a migliorare quello che abbiamo adesso. Io, personalmente, penso che i bambini dovrebbero imparare ad avere più capacità coordinative, prima che fisiche. La selezione riguardante il talento viene dopo, io credo che il sistema attuale vada riformato, perché si tende sempre a scegliere il ragazzo precocemente sviluppato e a sottovalutare il talento.” 

“L’importanza della scuola? Vanno trovati momento ludici e sportivi che aiutino a migliorare capacità atletiche che poi un ragazzo si troverebbe in futuro. Bisogna trovare ore scolastiche utili per lo sport, importanti tanto quanto materie come l’italiano. Dopo ciò, lasciare l’agonismo a chi riesce ad eccellere in un determinato sport e a valutazioni di determinate società. Questo è il mio modello, nonostante sia molto lontano dalla realtà in questo momento.”

”La simulazione di Chiesa? Il problema più grande credo che siamo ancora una volta noi adulti. I giovani prendono ispirazione da chi è più grande di loro e qui in Italia bisogna cambiare la mentalità, andare oltre la furbata che ti può far vincere la partita. In questo senso, credo che la nuova generazione possa portare una ventata d’aria fresca e una mentalità diversa. I grandi campioni sono degli esempi positivi, quelli rispettati anche dalle tifoserie rivali, quelli che vengono applauditi in tutti gli stadi al di lá dei colori che indossano e dei gol che segnano. Neymar, ad esempio, durante l’ultimo Mondiale si è reso protagonista di alcuni episodi ed è stato preso di mira da tutto il mondo calcistico. Ecco, questo è già un passo avanti. Neymar è un grandissimo giocatore, uno dei migliori al mondo, ma il fatto che sia stato criticato per cose del genere rappresenta un cambiamento. E queste critiche, probabilmente, faranno bene anche alla crescita dello stesso Neymar.”

Sul ritiro di Cassano e su una possibile gestione di Fantantonio, ha detto: “Partiamo dal fatto che il calcio è uno sport di squadra. Un conto è sputare in faccia a un avversario, un altro è avere una carica agonistica importante. Le famose ‘Cassanate’, le reazioni al momento delle sostituzioni ad esempio, non sono simbolo di personalità, non c’entrano nulla con il discorso dell’educazione sportiva. Il talento si dimostra con le giocate sul campo. Le gestioni? Io chiedo prima di tutto educazione e rispetto, verso chiunque ti circondi, al di lá che sia il più forte o il più scarso. Da questo, poi, parte l’accettazione della sconfitta e l’esaltazione per la vittoria, perché alla fine tutti vogliamo vincere. Ma non significa che quando si perde bisogna sputare in faccia all’avversario. Cassano? Grande talento, che avrei allenato volentieri, senza andare contro i miei principi. Non gli avrei certo permesso di non rispettare compagni ed avversari. Cassano sa quando si è giocato le sue possibilità, ma era un grandissimo talento.”

”Io, però, devo spezzare una lancia a favore del calcio: per quanto io sia amante di sport come basket e pallavolo, questi sono sport molto selettivi, che vedono protagonisti solo uomini o donne che hanno una struttura di un certo tipo. Nel calcio, invece, possono giocarci bene o male tutti, ecco perché mi sento di spezzare una lancia a favore dello sport che amo. Il calcio femminile? Sono veramente impressionato dalle ragazzine, dalla tenacia delle bambine e dalla loro volontà di imporsi. In questo momento però, io che sono sempre stato attratto dal talento, ne vedo un po’ pochino e mi attrae ancora poco. Sono sincero, ma sono sicuro che è solo questione di tempo.”

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