Cosa significa essere un tifoso dell’Avellino: il racconto di Francesco

Non è mai facile esprimere a parole ciò che si prova per la propria fede calcistica, per i propri colori, per la propria squadra del cuore. Ha provato a farlo un amico ed un fan della comunità di Avellino YSport, Francesco Rosa, autore della splendida lettera d’amore (perché di ciò si tratta) dedicata al Lupo.

Qui di seguito la lettera integrale, inviata alla nostra redazione.

“Di dove sei?” “Di Avellino.” “Ah ho capito! Quindi sei di Napoli!” “NO. IO SONO DI AVELLINO.” Il tipico supporter avellinese non avrà difficoltà a capire a cosa vuole alludere il dialogo di cui sopra. Ma è comprensibile che oggi non tutti colgano il nesso fra quella conversazione e il tifo per la squadra biancoverde.

Cerco di spiegarlo a modo mio, tramite questo racconto, provando anche ad assorbire, per quanto possibile, il pensiero di tutte quelle persone, che come me, tengono all’Avellino e ad Avellino. Il dialogo richiamato in precedenza, sia chiaro, non è un attacco sferrato agli amici napoletani. Tutt’altro. L’intenzione è soltanto quella di riprodurre la tipica situazione in cui il cittadino avellinese viene a trovarsi quando tenta di delineare le proprie origini.

Quelle origini troppo importanti, alle quali alcuni di noi sono attaccati in maniera viscerale, che tendiamo a rimarcare in presenza di chi involontariamente possa confondere la nostra adorata città con un piccolo quartiere partenopeo, o magari con un piccolo paese in provincia di Napoli. Avellino è tutto tranne che questo. Avellino è una cittadina felice al centro della Campania, incuneata fra le montagne, a sé stante, con la propria provincia, con le proprie tradizioni e soprattutto con la propria squadra di calcio.

Sì, quella gloriosa squadra di calcio, che ha reso la nostra città famosa in tutta Italia in quei fantastici anni ’80. Quella squadra di calcio che ha imposto la cosiddetta “Legge del Partenio“, che è stata definita “la più bella realtà del calcio di provincia della storia italiana”, da un tal Gianni Brera. È difficile spiegare cosa sia, per me, l’Avellino. Lo sento come qualcosa di mio, come qualcosa che mi appartiene, che mi accompagna nella quotidianità. È una passione fortissima, che ha segnato ogni periodo della mia vita. È un amore viscerale, quasi paranoico. È un qualcosa di cui non riesco a fare a meno. Una vera e propria dipendenza. È una fede, che si trasmette di padre in figlio.

Questo amore, dicevo, è iniziato tanti anni fa, all’età di soli sei anni. Nel lontano 2002, proprio grazie a mio padre. Feci il mio ingresso, per la prima volta, allo Stadio Partenio. Che esordio: Avellino 1-0 Pescara. Ero un bambino, avevo solo sei anni. Non ricordo nel particolare il gol, le sensazioni e quello che successe durante quella giornata, per me a dir poco storica. L’unico particolare che rammento è il seguente: mio padre decise di fermarsi in una delle bancarelle adiacenti allo stadio, poco prima dell’inizio della partita, e di regalarmi una maglietta; su di essa c’era il numero 9 di Gigi Molino, poi match winner in quella fredda giornata di febbraio.

Una volta cominciato, quell’amore non è più finito e da quel momento in poi le mie presenze al “Partenio” sono pian piano aumentate. Ogni volta entrarci è qualcosa di unico. È tangibile il calore di un pubblico incredibile, capace di trascinare la squadra per tutta la partita e di dare spettacolo con coreografie di altri tempi. Proprio per questo, motivo di orgoglio è la nostra curva, distintasi per numero di tifosi in trasferta, per correttezza e per il riconoscimento di maestri di tifo. Insomma, in questa città, la passione per il bianco e il verde è qualcosa di radicato, è scolpito nei tempi più antichi. Ed il bello di tutto questo è che non finirà mai. Grinta, determinazione, furore agonistico.

La fede per quella maglia biancoverde è un concetto che sarà sempre diffuso. Questa squadra, perennemente marchiata da quel lupo, è da sempre l’espressione lucente di un popolo battagliero, che non molla mai, così nel calcio come nella vita.

Francesco Rosa

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