Avete presente quella prima sensazione? Io la ricordo ancora. Ora vi spiego. Ero così piccola che quando mio padre guardava le partite la domenica, piangevo perché non mi dava attenzioni. Perché guardare stupide partite e non giocare con me? Un giorno decise di farmi un piccolo regalo: due biglietti. Cosa saranno mai? Cinema? Teatro? Ero così curiosa. Lessi “Stadio San Paolo” scritto in caratteri cubitali e poi Napoli-Fiorentina. Io ero piccola e non ne capivo molto di calcio, amavo la Fiorentina per il semplice fatto che le maglie dei giocatori erano viola e mio padre sapeva bene quanto amavo quelle maglie.
Decise di portarmi lì, in mezzo a tutti quei tifosi chiassosi che mi facevano tanta paura “quei cattivi ragazzi che incendiavano le curve con il fuoco colorato e suonavano forte i tamburi”. Così all’inizio giudicavo quella partita. Avevo così paura che stringevo e abbracciavo sempre mio padre. Ora ho 19 anni, lo abbraccio. Lo abbraccio quando vedo quel pallone nella rete, quando esultiamo, quando segna lui, il Napoli. Ero piccola e quel giorno, a fine partita ho realizzato che io ero lì, in quello stadio e mi batteva il cuore. Mi batteva forte la prima volta che ho visto il campo gigante, la prima volta delle sciarpe appese ovunque, la prima volta delle corse per prendere il posto migliore, la prima volta delle parolacce che non avrei dovuto sentire, la prima volta che vedevo gli idoli di tantissima gente, la prima volta dei cori, dei giocatori che salutavano i tifosi.
Cominciarono anche a me ad illuminarsi gli occhi nell’udire il silenzio della frazione di secondo che anticipava un tiro in porta, l’unico colore che riuscivo ad amare era quell’azzurro che non aveva niente a che vedere con il viola. Il viola non era un colore. Come non lo era il rosso, il verde, il giallo. Il mio mondo non era a colori, era semplicemente più azzurro che mai e non ringrazierò mai abbastanza mio padre per avermi regalato quel prezioso biglietto che conservo ancora come ricordo di una forte emozione. Napoli-Fiorentina, Napoli-fiorentina, Napoli fiorentina, ricordo la partita e non il risultato. Quell’emozione che mi fece vivere a pieno ogni loro singola mossa. Se mi chiederete “E il risultato della partita?” Risponderei “Non prestavo attenzione, ero piccola, ciò che contava era solo quell’ impatto con l’azzurro che mi faceva sognare”.
Federica Izzo