Buon Compleanno Atalanta, 111 anni di storia in poche parole

111 anni di storia, la più bella che ci sia”. Oggi, l’Atalanta Bergamasca Calcio compie 111 anni. Anni caratterizzati da soddisfazioni, lacrime, sudore, ma soprattutto di gioie immense arrivate attraverso imprese straordinarie. Una squadra che rappresenta un’intera città: l’Atalanta è Bergamo e Bergamo è l’Atalanta. Ma in che modo raccontare questi 111 anni di storia nerazzurra senza cadere nella monotonia? Molto semplice: parlare della Dea in poche parole. Si tratta di raggruppare tutta una serie di elementi che hanno caratterizzato la nostra storia e descriverli in pochissime parole; (quasi) tutto in salsa ironica. Quindi, in poche parole.

ATALANTA BERGAMASCA CALCIO IN POCHE PAROLE

Mondonico: l’era Gasperini negli anni 80-90.

Schelotto: non è bastato il pugno di Raimondi per ribaltare la sua carriera in declino.

Masiello: in confronto il muro di Trump è fatto di pongo.

Valenciano: poco motivato, in sovrappeso, neanche un gol in campionato e pompato ad inizio stagione; ecco a chi si è ispirato Parra.

Parra: il Valenciano degli anni 2000.

Sgro’: l’architetto che tutti vorremmo.

Rustico: menomale che Mondonico l’aveva trattenuto nel ‘96.

Vieri: ritorna, fa gol, si infortuna, ne va via, ritorna, fa gol, si infortuna, se ne va.

Gomez: strano che nessuno gli abbia mai dedicato il coro “Gomez vola elimina l’Italia…”.

Acquafresca: è stato più facile far segnare Moralez di testa che Acquafresca a porta vuota.

Comandini: non è fedele al prezzo del cartellino.

Saudati: non è fedele al prezzo del cartellino.

German Denis: menomale che non è fedele al prezzo del cartellino.

Atalanta-Borussia: come passare dalla gioia alla rabbia per poi alle lacrime; hanno giocato con i nostri sentimenti.

Annata 2000/2001: una 2016/2017 senza Europa.

Atalanta-Malines: Atalanta-Borussia Dortmund negli anni 80.

Era Ruggeri: due stagioni belle e una brutta, due stagioni belle e una brutta.

Cristiano Doni: una grande carriera nerazzurra distrutta in una telefonata.

Moralez: quando le dimensioni non contano (in campo).

Carrera: e pensare che alla Juve era un calciatore finito.

Migliaccio: tutti si ricordano l’espulsione dopo 30 secondi, ma chi si ricorda di quando fu schierato come difensore centrale nel 2014 contro i bianconeri?

Ezio Bertuzzo: immortale Ezio-Gol.

Guidolin: arriva un allenatore che propone un calcio entusiasmante, lo spogliatoio va contro di lui e decide di schierare in campo dei giova… ah no, viene esonerato.

Claudio Galimberti: la sua presenza ogni 3×2 sul giornale per colpe non sue non è neanche quotato alla Snai. Bocia non mollare!

Caniggia: quando basta un gol per diventare idolo della Curva Nord.

Evair: dicono che non è possibile segnare quando sei triste, ma Evair non lo sa e segna una valanga di gol.

Inzaghi: Piatek chi?

Lentini: prendere un giocatore spacciato per poi rilanciarlo; lo stai facendo bene.

Tita Rotta: il più atalantino tra gli atalantini.

Sonetti: “Ci salveremo”, da grande auto-gufata diventa una delle frasi rimaste impresse tra i tifosi.

Marino Magrin: una carriera passata tra canzoni e punizioni.

Donandoni: uno dei più grandi talenti del vivaio dell’Atalanta.

Colantuono: è come la friendzone; ti illude con sei vittorie consecutive per poi dire: “il nostro scudetto è la salvezza”.

Gasperini: il vero erede di Emiliano Mondonico.

Vavassori: sono un atalantino semplice: vinco tre partite consecutive, paragono questa Atalanta a quella del Vava.

Morfeo: perché non riscattarlo alla fine del 2001?

Trevor Francis: è talmente fragile che se fosse un grissino si taglierebbe al posto del tonno Rio Mare.

Cantarutti: una tripletta contro i Campioni d’Italia nel 1986 e un gol a Lisbona che entra nella storia; niente di che.

Porrini: quando il Milan per farsi perdonare ti fa un regalo niente male.

Ganz: mai visto un calciatore passare dal Brescia all’Atalanta senza essere fischiato.

Alemao: chissà la reazione del pubblico nerazzurro ad un ipotetico arrivo di Tonelli.

Caccia: è come incontrare un tuo vecchio compagno di liceo che ti stava sulle scatole; il tuo cuore è confuso.

Colombo: ma veramente Ruggeri ha dato un posto gratis al padre di Colombo in tribuna vip visto che il figlio giocava in prima squadra?

Bellini: tutti a parlare di Maldini, Del Piero, Zanetti, Totti, ma nessun “massimo esperto calcistico” parla del numero 6 atalantino.

Pinato: uno dei migliori portieri della storia nerazzurra.

Taibi: anche un tiro cross indirizzato verso la porta sarebbe pericoloso; con lui in porta.

Sauzee: l’Albertini degli anni 90.

Albertini: il Sauzee degli anni 2000.

Bernardini: il professore del centrocampo “colantuoniano” del 2007.

Pizzaballa: conosciuto più per la figurina che non per le sue grandi prodezze.

Floccari: sarebbe stato un grande vice-Denis nel 2013.

De Roon: l’erede naturale di Stromberg.

Tiribocchi: partito come riserva per Acquafresca è diventato uno dei centravanti più prolifici tra il 2010 e il 2012.

Hateboer: in confronto, Brienza schierato esterno nel 2013 non era così male.

Brienza: nella squadra giusta, ma nel momento sbagliato.

Cigarini: ottimo centrocampista, impegno costante; peccato per quella macchia post Atalanta-Cesena.

Bonaventura: ma nessuno ha mai domandato a Marino perché è stato venduto a 5 milioni?

Raimondi: per lui l’Atalanta è una seconda pelle.

Manfredini: quando invece di fare un semplice passaggio decidi di fare una rovesciata.

Del Neri: il mister che l’Atalanta meritava, ma che non aveva bisogno nel 2009.

Bortolotti: dalla Serie C all’Europa poi la tragedia che cambiò la storia.

Stromberg: l’atalantinità fatta a persona.

Bonacina: poche parole, tanti fatti.

Conte: mettersi contro Doni voleva dire esonero assicurato.

Percassi: investimenti, investimenti ovunque.

Lippi: catenaccio, niente gioco, va solo di contropiede; non è Colantuono.

Reja: un grado sotto a Gasperini e Del Neri. Peccato per lo smantellamento della squadra a gennaio.

Delio Rossi: quando senti parlare di lui ti scappa un sorriso pensando a quella rimonta.

Brescia: loro si vantano del 3-3 del 2001, ma nessuno gli rinfaccia che erano talmente scarsi da farsi segnare da Comandini (per due anni di fila).

Pinilla: quando non sai battere i rigori, ma fai gol solo in rovesciata.

Zampagna: la zampata che ci ha riportati in A nel 2006.

Everton-Atalanta: quando il coro “il nostro è un amore senza fine…” è diventato virale.

Borussia Dortmund-Atalanta: la voce di Trevisani al gol di Ilicic si sente ancora a distanza di mesi.

Stendardo: nessuno in società ha mai pensato di assumerlo come avvocato durante il processo per il calcioscommesse.

De Luca: chissà come sarebbe cambiata la sua carriera se quel tiro contro il Sassuolo fosse entrato in rete.

Caldara: quanti ci sperano in un suo ritorno?

Gagliardini: l’affare migliore del secolo.

Freuler: puntuale come un orologio svizzero.

Kessiè: quanto è stato decisivo nel girone d’andata?

Conti: uno Schelotto più decisivo sotto porta.

Berisha: bravo a parare, ma quanta paura nelle uscite.

Gollini: in caso di qualificazione in Europa, vogliamo il cd di Gollorius.

Pisani: solo il fato bloccò la sua ascesa.

Gemelli Zenoni: la fortuna del Vava nel 2001.

Fortunato: il palo contro il Malines trema ancora a distanza di anni.

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