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L’epidemia del “fùbal” a Bergamo: come nasce l’Atalanta

Berghèm de sura o Berghèm de sota”. Immediatamente, secca, inevitabile, a tutti i bergamaschi arriva addosso in ogni angolo d’Italia non appena si racconta ad un qualsiasi interlocutore di essere di Bergamo. E al massimo nel giro di cinque minuti, il discorso finirà di cadere sull’Atalanta, ma in particolare su una domanda riguardante l’Atalanta: “Perché la città di Bergamo si è sottratta a quella rigidissima regola che vuole, soprattutto in provincia, il nome della città rigorosamente abbinato a quello della propria squadra di calcio, almeno là dove di squadra ce n’è una sola? (per esempio: Como, Palermo, Ascoli, Brescia)”. Riavvolgiamo il nastro e ritorniamo nel 1907: anno in cui si fondò l’Atalanta.

NASCE LA SFIDA E IN CINQUE DICONO: “ATALANTA”

Nella Bergamo del 1907, il centro motore è ancora Città Alta, dove vi erano disponibili strutture per i giovani che vogliano fare sport. Da una trentina d’anni, è attiva la Società Bergamasca di Ginnastica e Scherma, fondata nel 1878. Il sodalizio più attivo, in quel primo Novecento, è però la Giovane Orobia, fondata nel 1901. È su queste basi che nasce la sfida di cinque giovanotti, tutti attorno ai vent’anni: dare vita a una nuova società sportiva. L’idea prende corpo in una sera d’autunno in cui si ritrovano al ristorante Correggi: i fratelli Gino e Ferruccio Amati, Eugenio Urio, Giovanni Roberti e Alessandro Forlini. Quando arriva il momento fatidico, i cinque si guardano a lungo in silenzio, decidendo di rimandare tutto all’indomani. E a questo punto, su ciò che succede in quelle ore successive, cala l’inevitabile l’alone della leggenda. Cioè che quella notte, nonostante le fatiche della giornata, le riflessioni e i sogni protrattisi fino a tarda ora al tavolo del Correggi: Eugenio, Ferruccio, Gino, Giovanni e Alessandro scartabellano i libri di scuola e vennero rapiti da un personaggio della mitologia. Così quando, il giorno dopo, si trovano per la scelta del nome, tutti, quasi all’unisono, dicono lo stesso: Atalanta. E se è vero che nel nome di ognuno si ritrova il suo destino, ecco bell’e scritta la storia dell’Atalanta nei suoi 111 anni.

L’INIZIO DI UNA NUOVA ERA

C’è un clima di entusiasmo attorno alla pratica sportiva che forgia il fisico e la mente. C’è, soprattutto, voglia di rinnovamento. L’Atalanta questa voglia le coglie appieno, e nel giro di pochi giorni raccoglie una sessantina di soci, arrivando addirittura a mille adesioni. Il primo presidente della storia atalantina è il nobile Vittorio Adelasio, impiegato alle Arti Grafiche. Nel programma la fanno naturalmente da padrone ginnastica e lotta, ma ci sono anche delle attenzioni riguardanti altri sport, e alla fine, per tacere qualche voce isolata che si leva dal fondo del magazzino di via Verdi, viene introdotto anche il “Fùbal”. Le glorie orobiche arrivano tramite ciclisti, ginnasti, lottatori e pesisti. Ma è nei primi anni 10, anni in cui il gioco del calcio comincia a far breccia nel cuore degli italiani, che la società orobica scriverà la sua storia che da 111 anni la legherà alla città di Bergamo.

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