Poche ore e si festeggerà il capodanno. Poche ore e assisteremo, allo scoccare della mezzanotte, al classico rituale dello sparo di fuochi artificiali e dei cosiddetti “botti“.
Uno di quest’ultimi sembra essere “esploso” un po’ in anticipo: sono le 16,55, e dagli spalti del Vigorito scoppia il boato più bello, quello atteso non per un anno per festeggiare il 2018, quello aspettato da 4 mesi che, calcisticamente, sembrano durati un’eternità.
Il Benevento ha conquistato la sua prima storica vittoria in serie A. Questa volta c’è solo una stregoneria: quella orchestrata dai giallorossi proprio alla fine dell’anno, proprio nell’ultima gara del girone d’andata. Niente e nessuno ieri, per la prima volta, è sembrato in grado di poter togliere questa gioia a squadra e tifosi sanniti.
La “miccia” di questa esplosione di gioia la innesca Coda. Chi? Quello che meno di tre settimane fa aveva già le valigie pronte? Quello che De Zerbi “aveva preso in giro”? Sì, proprio lui, Massimo Coda.
L'”Hispanico” (come scherzosamente viene soprannominato) di Cava de’Tirreni, è il marcatore più importante nella storia beneventana. La sua unica firma, nella vittoria casalinga del Benevento di ieri ai danni del Chievo regala i primi tre punti in A alla strega e contemporaneamente la prima realizzazione in questa stagione per lui.
Una partita tutto cuore e voglia, premiata meritatamente dalla zampata vincente in anticipo sul diretto marcatore che Sorrentino può solo vedere terminare nel sacco (Quanto sono mancate queste giocate al Benevento in questo girone).
Una possibilità, come racconta De Zerbi, data da un incontro fra i due.
La richiesta, diretta, è riassumibile in un “Te la senti o vuoi andare via?”. La risposta l’ha data il campo, almeno per ora. Non sappiamo ancora quale sarà il futuro di Coda, ma sicuramente è stata una risposta voluta, dettata dalla voglia di mettersi in mostra e di dimostrare di essere per il Benevento uno su cui puntare.
E la prestazione di ieri sembra corrispondere a ciò. Che per Coda si faccia clamorosamente un passo indietro?
Ma questa del numero 11 sannita è solo l’introduzione all’ analisi che merita tutta la squadra scesa in campo ieri; non fraintendeteci, non pensiamo certo che tutti i problemi del Benevento siano spariti o che sia diventata una squadra da metà classifica, ma la prestazione di ieri va giustamente elogiata come tante volte siamo stati duri.
Tante volte il Benevento aveva cercato, riuscendoci, di giocare alla pari con avversarie ben più attrezzate. Partite poi perse per ingenuità incredibili, cali di tensione, errori tecnici e poca organizzazione.
Il Benevento di ieri, oltre a manifestare una maggiore volontà di arrivare a un risultato positivo rispetto al Chievo, ha mostrato un’applicazione e una compattezza, proprio intesa come gruppo, squadra, mai vista prima d’ora.
Ecco, il Benevento ieri era una squadra. Mai una fase di partita con reparti slegati, mai riluttanza nell’aiutare un compagno o nel raddoppiare una marcatura. Abnegazione e attenzione. E in più una svolta caratteriale. Il momento chiave della partita di ieri è stato il gol di Massimo Coda.
Voi giustamente pensereste: ”certo, è il gol vittoria”. Oltre a questo, invece c’è da considerare ciò che è successo dopo; la gestione del risultato.
Era successo già in occasione dei pareggi momentanei con Sassuolo e Milan e col vantaggio parziale sulla Spal. Il Benevento, invece di trarre forza dal gol realizzato, cadeva in una terribile paura, ansia e frenesia di aver raggiunto un risultato positivo e di doverlo portare a termine.
Contro i clivensi, invece il Benevento si è galvanizzato, si è fatto forza, si è compattato ancora di più. Non una corsa risparmiata, non una giocata strana o una scelta stupida. I venti minuti finali sono stati sicuramente sofferti, il Chievo ha iniziato a premere costringendo il Benevento nella propria metà campo, ma anche lo schierarsi in trincea ieri è parso completamente differente rispetto a tante volte eseguito male in questo campionato.
Merito, e non ce ne vogliano gli altri, non si può che dare al ritrovato “zio”, capitan Lucioni. La prova del numero 5 della Strega è stata perfetta. Non una sbavatura, mai un anticipo sbagliato, le palle alte tutte le sue. Anche in area avversaria, dove in due occasioni sfiora il gol che avrebbe fatto venire giù lo stadio.
Carisma e disciplina tattica enorme, i compagni non aspettavano altro che il suo ritorno. E non c’è da meravigliarsi se tutto il pacchetto arretrato fa un figurone. Avere una figura dl genere che gioca al tuo fianco, ti carica, ti guida, ti istruisce, ti fa giocare sereno e concentrato. Perfino Costa ieri non ha sfigurato.
E sembra incredibile, ma stiamo parlando di un giocatore che fino a 2 anni fa militava in Lega Pro. Difficile trovare una spiegazione, davvero.
Come fatichiamo a darci una spiegazione a quello che è avvenuto poco prima del match; lo speaker annuncia la formazione, che vede in campo Amato Ciciretti dopo aver effettuato regolarmente il riscaldamento. Fischi per lui, sonori, di una piazza che si sente tradita.
Dopo un minuto, lo stesso speaker annuncia il cambio. Fuori Ciciretti dentro Brignola. Non vogliamo addentrarci in quelle che sono le cause di questa esclusione (mister De Zerbi ha parlato di un affaticamento muscolare) . Soprattutto non vogliamo alimentare polemiche inutili e sterili, la verità rimane in quello spogliatoio.
Preferiamo parlare invece di questo ragazzo , Enrico Brignola; classe 99, prodotto del vivaio giallorosso, che, dopo una parentesi alla Roma è tornato alla casa madre.
Già esordiente contro il Milan, aveva mostrato ottimi spunti. Ieri sembrava indemoniato. La grinta, la voglia la determinazione, il sangue agli occhi, sono ingredienti commoventi, quelli che ogni tifoso sannita spera un giorno di poter mettere in campo per i suoi colori.
Ma Brignola ha dimostrato anche un livello tecnico importante. Belle giocate fra le linee, scatti che mettono spesso in difficoltà la retroguardia, esperta, del Chievo. Peccato che in due occasioni ritardi, e di molto la conclusione a rete, poteva firmare la sua splendida realizzazione con una rete storica, ma per il momento non è che va bene così. Va benissimo. E forse Benevento ha trovato un nuovo pupillo…
Infine chiudiamo con un pensiero ai tifosi: le parole nel post partita di Venuti dicono tutto. In nessun altra piazza, nelle condizioni di classifica del Benevento, nessuna tifoseria si sarebbe comportata come quella giallorossa. Sempre accanto ai propri colori, un amore mai sopito. Anche ieri sembrava che la Strega stesse giocando la Champions League.
Il boato al gol è stato splendido, l’esultanza al termine di quei maledetti, fino a ieri, minuti di recupero una liberazione di gioia ed emozioni che solo chi “vive” in quell’impianto di contrada Santa Colomba sa realmente di cosa si parla.
E’ teminato il 2017, la fine gregoriana più bella che potesse esserci, di un romanzo che avrà ancora molto da raccontarci, ricco di pagine, ci auguriamo, come quelle di ieri.
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