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Analisi Verona-Torino 2-1: Hellas, ora l’imperativo è crederci

Una fiammella nel buio. La vittoria del Verona per 2-1 sul Torino è per i più una sorpresa, una piacevole novità in un periodo di “austerity”. La fiammella si riaccende, la speranza pure. La prestazione offerta dai ragazzi di Pecchia era quella da tempo auspicata, in grado di trascinare il Bentegodi, riscopertosi “amico” e fattore determinante per il cammino dei gialloblu verso la salvezza.

Com’è possibile non giocare praticamente le partite con Sampdoria e Lazio, e mettere sotto squadre di pari livello quali Torino, Milan o Fiorentina? Siamo sicuri che anche Pecchia si sia più volte posto la stessa domanda, senza però riuscire a trovare una risposta soddisfacente. La realtà è che al Verona manca la continuità, riesce ad esprimersi a sprazzi, ma quando lo fa ci riesce molto bene. Le gare contro Sassuolo, Milan, Fiorentina e Torino ne sono la prova, ma da sole non bastano.

Il match di ieri ci ha lasciato in eredità una squadra viva, il che non era proprio scontato. Una compagine che ha perso alcuni dei suoi uomini chiave nel mercato di riparazione, come Bessa, Pazzini, Caceres e Bruno Zuculini, ma che ha trovato in Vukovic un perno insostituibile, in Calvano una piacevole scoperta, un Kean più maturo e responsabilizzato, e un Valoti ieri in giornata di grazia.

Il Verona ha approcciato alla gara nel modo giusto, aggredendo alto il Torino senza farlo ragionare. Il vantaggio è stata una naturale conseguenza. Ciò che ha più sorpreso è stata la capacità di reagire alle difficoltà. Il gol del pareggio di Niang ad inizio ripresa poteva tagliare le gambe ad una squadra mentalmente fragile, ed invece il colpo è stato assorbito quasi subito da un gruppo capace di rimanere in partita e alla fine di portarla a casa con merito.

Ecco, noi non vorremmo trovarci qui a parlare sporadicamente di una vittoria o di una prestazione di carattere come una piacevole novità. La prestazione offerta ieri da Kean e compagni deve diventare routine, perché è solo attraverso una continuità di risultati (mai avuta quest’anno) che si possono raggiungere gli obiettivi.

All’indomani della sconfitta di Udine avevamo scritto, con molta preoccupazione, che il Verona avrebbe potuto capire di poter sperare o no di rimanere in Serie A dopo essere uscito dal calendario terribile che lo attendeva tra gennaio e febbraio. Ecco, l’Hellas è ancora lì, a 3 punti da una salvezza che avrebbe obiettivamente del clamoroso.

Ma il bello (o il brutto) arriva proprio adesso. Pecchia, che molto probabilmente non rimarrà sulla panchina del Verona anche in caso di salvezza, è atteso da due scontri diretti che potrebbero segnare le sorti delle speranze scaligere: Benevento al Vigorito e il derby con il Chievo al Bentegodi.

L’imperativo, come detto, è crederci. Crederci fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata. Pecchia lo ha ribadito più volte, ma ora alle parole sembrano essere seguiti i fatti. Non ci facciamo “ammagliare” da una buona prestazione, ci occorrono più prove in serie. Se qualcosa dovesse essere veramente cambiato, le prossime due partite ci daranno una risposta definitiva.

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