Analisi Benevento-Sampdoria 3-2: l’Epifania con la seconda stregoneria

Cenere e carbone? Macchè, una “befana” dolce, dolcissima è quella che ieri ha fatto tappa al Ciro Vigorito di Benevento, dove i giallorossi di casa hanno sconfitto 3-2 la Sampdoria in un match emozionante, che ha regalato la seconda vittoria consecutiva ai sanniti.

Nel giorno delle streghe, quella di casa, quella con lo scudetto giallorosso sullo sfondo, con quei colori caldi e passionali realizza la seconda “stregoneria” stagionale, mandando in estasi uno stadio, una gente, un popolo che davvero meritava queste emozioni.

Aggettivi, caldo e passionale, che dallo scudetto cucito sul petto, su quella maglia, ieri si sono trasferiti nel sangue, negli occhi di una squadra che adesso sembra fare davvero sul serio.

Quella di ieri è una vittoria doppia non solo per la continuità di risultati, ma per la fame dimostrata, la voglia quadruplicata di fare risultato, dopo il primo storico successo della settimana precedente, la determinazione e la convinzione nel credere nel proprio lavoro, nei propri mezzi, e quella inconscia e sana follia di credere di arrivare al massimo obiettivo.

Tutto questo è ciò che il Benevento ha fatto vedere ieri contro la Sampdoria. Questo è tutto ciò che ci si aspettava dai ragazzi di De Zerbi. Come il Chievo, la Samp ieri non poteva uscire con un risultato positivo dal “fortino” giallorosso.

E dire che la gara si era messa anche nel verso sbagliato. Nessuno, infatti, si sarebbe meravigliato che il Benevento si dimostrasse impotente a ribaltare o riacciuffare quell’1-0 a beffardo, immeritato, allo scadere del primo tempo, subito per effetto del tap-in vincente di Caprari. Un fulmine a ciel sereno, uno scossone dopo un primo tempo equilibrato e ben disputato dalla strega.

Qualche settimana fa si potevano già scrivere i titoli di coda. Ma il Benevento è cambiato e di coda, nella seconda frazione vedremo ben altro che i titoli.

Non ci sarà storia. Il Benevento della seconda frazione travolge tutto, asfalta vecchie scorie e paure, annienta la Sampdoria mentalmente, coinvolge nella sua commovente ricerca del risultato uno stadio che diventa una bolgia. Un unica valanga giallorossa che i blucerchiati cercano, invano, di arginare.

Ci pensa la sempre verde sfortuna a metterci del suo, a mettere i bastoni fra le ruote; ma Massimo Coda e la strega, sono più forti di tutto e tutti.

Dopo una traversa clamorosa ed un palo scheggiato, dopo una semi rovesciata di Lombardi finita clamorosamente alta di Lombardi e una conclusione a botta sicura di Brignola ribattuta in angolo, arriva il 69′ minuto. Lancio filtrante a scavalcare per l’attaccante Di Cava de’ Tirreni, palla sul destro, finta a rientrare sul sinistro e bolide che si insacca all’inrocio sul palo opposto. Viene giù lo stadio.

Era da tempo che non si vedevano reti così. Il Benevento è una furia, la Samp cerca di riorganizzarsi ma è un pugile suonato sia dal goal subito che dall’ambiente esterno. La resistenza doriana, di fatto, alza bandiera bianca all’82’; Discesa devastante di D’Alessandro (che solo due minuti dopo il pareggio di Coda aveva avuto la chance clamorosa di ribaltare il risultato), che semina in velocità Sala che, a limite dell’area, non può far altro che stenderlo. Cartellino rosso per lui e punizione.

Viola o Memushaj? Non è proprio una punizione per mancini ma i tiratori sono loro. No, ce ne è un altro, in piena trans agonistica, galvanizzato, un toro scatenato. Coda si prende il pallone, lo posizione, scruta la posizione di barriera e Viviano. Parte lui. La palla scavalca la barriera, Viviano la vede all’ultimo istante e non riesce a dare la frustata giusta per impedire alla sfera di varcare la linea. Si gonfia la rete, esplode il Vigorito.

Hispanico. Si Coda ieri sembrava realmente un gladiatore, un combattente mai domo, incontenibile. Si è trascinato sulle spalle il Benevento, lo ha condotto insieme ai suo compagni a ribaltare il risultato. Ma non basta.

4 minuti di recupero. Anche se il Benevento ha sfatato questo famoso tabù contro il Chievo, le delusioni subite in questo frangente di gara sono tante e ancora rappresentano ferite aperte. Ma il Benevento è talmente nella partita che trova le forze non solo di reggere, ma di orchestrare un contropiede perfetto.

Palla al solito Coda che scatta sul filo del fuorigioco, sguardo al centro, palla col contagiri dietro la linea difensiva per il furetto Brignola che davanti a Viviano non fallisce e si regala la prima gioia in serie A, sotto la Sud. Da infarto, da lacrime.

Niente spegne la magia di un pomeriggio così, nemmeno il goal subito all’ultimo secondo, indolore e inutile. Si può concedere anche questo stavolta ad un Benevento che sentiva già sua la partita. Solo la formale palla al centro: l’arbitro fischia la fine ed è festa.

Sono parole liete, racconto di una semplice partita di calcio qualcuno dirà. Ieri è stata qualcosa di più, l’aver portato a casa una vittoria voluta, sofferta, lottata, strameritata. Vissuta come una battaglia da squadra e pubblico. Come se non ci fosse un domani. Partita che davvero adesso alimenta ancor di più le speranze di una salvezza che solo due turni fa sembrava utopia.

In una settimana il Benevento ha dimezzato le distanze da Spal, Crotone e Verona, tutte sconfitte. Ma quello che più rende orgogliosi e che adesso il Benevento è rispettato, la strega è viva. Adesso non è più la barzelletta d’Italia, quella con cui ridere e scherzare. I tempi dei giochi sono finiti, il Benevento è cresciuto, adesso si fà sul serio.

Se queste sono le basi e i presupposti si può sperare; il calendario non aiuta. Due trasferte a Bologna e Torino e le partite proibitive con Napoli e Roma. Ci sarà ancora da lottare, ma questo Benevento, ormai, sembra non avere più timore di nessuno.

Benevento, allora ci credi realmente a quella che potrebbe essere una favola irripetibile?

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