Anni ’80, era del benessere economico dove venivano prodotte le auto non per consumare meno ma per andare sempre più forte e superare i limiti. Vere e proprie belve che hanno percorso centinaia di migliaia di volte le strade di tutto il mondo, immortalate in centinaia di foto e protagoniste di decine di film. Sto parlando di una delle concorrenze automobilistiche che va al di là di ogni competizione e rivalità, destinata all’immortalità: “Il gruppo B”.
Rivalità è un sentimento di reciproca invidia e di emulazione fra rivali, impegnati per il raggiungimento di un scopo comune. Ferrari e Porsche espressero molto bene il concetto e con determinazione raggiunsero l’obbiettivo comune: “Velocità”.
Era il 21 luglio 1987 quando il cavallino di Maranello presentò alla stampa il suo nuovo stallone: Ferrari F40. Erede dell’antesignana 288 GTO e prodotta fino all’anno 1992, la F40 spostò i limiti del concetto di velocità piazzandosi tra le auto stradali più veloci dell’epoca. Berlinetta 2 posti con un corpo vettura in Kevlar per rinforzare la scocca e fibra di vetro per la carrozzeria. Simile ad un “tornado”, la F40 aveva un coefficiente aerodinamico di 0,34cx. Caratterizzata da elementi “vedo non vedo” dove il cofano posteriore con apertura a conchiglia nascondeva il punto più sensibile dell’auto mentre la superficie in plexiglass lo metteva in mostra. Il cuore che spingeva questo stallone era un v8 con bancate poste a 90°, doppio turbo e distribuzione a doppio albero a camme con una cilindrata di 2936,25 cm3 che sprigionava una potenza di 478 cv e 577 Nm di coppia. Cambio manuale a 5 marce posizionato longitudinalmente e frizione bi disco con carter a secco. Velocità massima di 326 km/h e 0-100 km/h coperto in appena 4 s.
Interni spartani privi di impianto stereo, rifiniture interne, tappetini, pannelli delle portiere e lacci di gomma al posto delle maniglie interne. I primi 50 modelli erano caratterizzati da finestrini scorrevoli sostituiti nei modelli successivi da finestrini scendenti con comando a manovella. La F40 era sprovvista di Abs e servosterzo elettronico a differenza della sua rivale: Porsche 959.
La “giumenta” di Stoccarda era più avanzata dal punto di vista tecnologico. La 959 venne prodotta in 292 esemplari tra il 1986 e il 1988 ed era caratterizzata da un complesso sistema di trazione integrale denominato PSK e sospensioni a controllo elettronico che la tenevano ben salda all’asfalto. Era equipaggiata da un motore 6 cilindri rigorosamente “boxer” da 2850 cm3 costituito da: bielle in titanio, pistoni forgiati e doppio turbo compressore a controllo elettronico, dove, ai bassi regimi, escludeva una delle turbine. Cifre da capogiro: 450 cv di potenza, 0-100 3,7 s e 315 km/h di punta massima. Non più veloce della F40 fin quando la casa di Stoccarda, decise di produrla in un altro allestimento: “S”. Non aveva più le sospensioni a controllo elettronico ma convenzionali con un incremento della potenza che salì a 515 cavalli. La velocità massima aumentò di 25 km/h toccando quota 340.
La rivalità non c’era solo su strada. Sia Ferrari che Porsche si impegnarono anche nelle competizioni. Ferrari produsse due modelli di F40: “LM” e “Competizione” per il campionato IMSA GTO. Intercooler, turbocompressori maggiorati e un rapporto di compressione 8,0:1 dove, con queste modifiche, la potenza salì a 720 cv in gara, mentre in prova furono raggiunte potenze di 900 cv. Cura dimagrante che le ha fatto perdere 100 kg, velocità massima di 370 km/h e uno 0-100 fulmineo di 3 s.
Porsche, invece, si impegnò in una delle competizioni automobilistiche più pericolose del mondo: la “Parigi-Dakar“. Ottene ottimi risultati tra cui un primo, terzo e quinto posto. A differenza della 959 stradale, la versione Dakar era rialzata da terra e aveva una potenza limitata a 400 cv. Successivamente per lasciare un’impronta anche nelle competizioni su asfalto, la casa di Stoccarda produsse un’altro modello basato sulla 959. Il suo nome era 961. Stessa meccanica della 959, la 961 debuttò alla 24 Ore di Le Mans ed era leggermente più potente: 680 cv, pressione delle turbine a 2,2 bar e un cambio a 6 marce con rapporti più lunghi. Secondo i dati della casa la velocità teorica, con questo cambio, toccava quota 400 Km/h.
Oggi questi modelli sono introvabili o meglio è difficile acquistarli se non ad aste dedicate. Prezzi che superano ogni cifra, basti pensare che un modello di Porsche 959 appartiene al famoso stilista Ralph Lauren.
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