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Analisi Atalanta-Sampdoria 0-1: da quando non vinci più, non è più Domenica

“Da quando non vinci più, non è più domenica”. Questa citazione di Cesare Cremonini rispecchia alla perfezione il momento attuale dell’Atalanta. La Dea è entrata in crisi e ha toccato il fondo. I nerazzurri sono quartultimi, al limite della zona retrocessione e dopo la sconfitta di ieri contro la Sampdoria sono stati rivalutati (di conseguenza) anche gli obbiettivi stagionali: ora conta la salvezza, rimanere in Serie A. Per molti tifosi sarà come una sorta di ritorno al passato, ma vista la situazione non si può più puntare in alto. Ora non perdiamoci in chiacchiere e analizziamo “il Nero e l’Azzurro” di Atalanta-Sampdoria.

L’AZZURRO DI ATALANTA-SAMPDORIA

LA FAME DEI RAGAZZI IN CAMPO – Dal punto di vista caratteriale e della fame, non si può rimproverare niente alla squadra. I giocatori, al di là di qualche errore dal punto di vista tattico, hanno affrontato la gara con la giusta mentalità: attaccare l’avversario, soprattutto quando c’è da rubare palla per poi partire in contropiede. Dopo il gol di Tonelli allo scadere, la squadra era totalmente abbattuta; il ritratto dell’amaro in bocca è il volto di Masiello nel momento in cui s’infortuna: quell’espressione fa capire quanto i nerazzurri ci tenessero a vincere la gara di ieri, senza peccare di leziosità. Ora come ora, l’importante è risollevarsi e la squadra è consapevole che solo “unione e cattiveria” potranno tirar fuori dalle sabbie mobili questa Atalanta.

DE ROON INSAZIABILE – Uno dei migliori in campo è stato sicuramente Marten De Roon. L’olandese non si è mai tirato indietro: il suo carattere, la sua grinta nel voler prendere il pallone per poi partire in contropiede; sono tutti aspetti che sottolineano la fame del numero 15 atalantino, tanto che a fine partita è stato uno degli ultimi ad uscire dal campo. Come citato prima, l’Atalanta ha bisogno di gente con molta fame di vincere e De Roon è uno di quelli. Se ci sono dei punti su cui ripartire da questa situazione delicata; uno di questi è lui.

GOLLORIUS SALVA IL SALVABILE – Nonostante il gol subito allo scadere, da sottolineare anche l’ottima prestazione di Gollini. L’estremo difensore atalantino riesce ad evitare più volte la rete doriana in tutti e due i tempi: in particolar modo al 19’ sul colpo di testa di Andersen. Sul gol non può fare nulla, ma nonostante ciò la prestazione è sufficiente. Il ragazzo è in crescita, ma il salto di qualità deve arrivare attraverso una partita senza subire una rete, e la partita di Verona tra due settimane e l’occasione giusta per farlo.

“SIAMO SEMPRE CON VOI E NON VI LASCEREMO MAI” – Infine, il pubblico. Quel pubblico che, nonostante tu sia nei bassi fondi della classifica, ti applaude. Incondizionatamente. Il tifoso dell’Atalanta è fatto così: la Dea non si discute, si ama e basta. Con la sconfitta di ieri si ritorna alle origini: ora come ora conta la salvezza; un termine che non si sentiva da tanto tempo (negli ultimi due anni si parlava sempre e solo di Europa), ma ora come ora è giusto tener conto chi siamo e da dove veniamo perché non si può pensare che l’Europa League sia la normalità; e chi è atalantino dentro queste cose le sa. Ora come ora conta stare vicini alla squadra perché sono tutti bravi quando si vince, ma è quando si perde che si vedono i veri tifosi. Settimana prossima, al Bentegodi, sarà necessario un grande sostegno. Il dodicesimo uomo fa la differenza. Sempre, soprattutto a Bergamo!

fonte foto: Tuttosport.com

IL NERO DI ATALANTA-SAMPDORIA

ENNESIMA CONFUSIONE GASPERINIANA – Il calo della squadra, soprattutto dal punto di vista tecnico/tattico, fa salire sul banco degli imputati anche Gasperini; che continua a schierare in campo l’Atalanta senza una logica, insistendo su un modulo che ormai è prevedibile e applicato male. Più che analisi bisogna porsi delle domande su quello che si sta vedendo in campo.

– Perché la squadra è schierata con un modulo che rende protagoniste le fasce, con la consapevolezza che gli esterni nerazzurri non riescono a fare di più?
– Come mai continuare a schierare Pasalic trequartista quando è ben evidente che non riesce a fare quello che Cristante faceva l’anno scorso?
– Perché non puntare su Rigoni che, ora come ora, rende di più rispetto a Gomez? Perché si vuole puntare su un Ilicic fuori forma?
– Non sarebbe il caso di tentare una sorta di rivoluzione come si fece due anni provando a mettere in campo qualche giovane tipo Pessina e Valzania?

Ovviamente le risposte lasciano il tempo che trovano, ma è chiaro e lampante che il mister di Grugliasco è in confusione. Certo, parlare di esonero sarebbe assurdo e senza senso, però è necessario ritrovare il bandolo della matassa, anche a costo di sbagliare: Atalanta-Napoli di due anni fa insegna.

“HATEBOER NOT” – Dire che la prestazione dell’olandese Hateboer è stata insufficiente vuol dire poco. Il numero 33 atalantino ha disputata una gara stile “fantozziana”: prima sfuma un gol già fatto, poi sulla fascia destra si ritrova impacciato, incapace di correre e di fare qualche cross decente. Ora come ora meglio puntare su qualcun altro: tipo Castagne ( ieri schierato a sinistra: prestazione sufficiente), Gosens o tentare le carte Reca e Adnan; perché Hateboer non è adatto per il gioco dell’Atalanta. Se ad inizio stagione si pensava che il ragazzo fosse in crescita, ora ci si ritrova punto e capo (ancora una volta).

IL GOL PER GLI ALTRI, PER LA DEA UNA MALEDIZIONE – Il gol, quel tassello che è fondamentale per vincere, ma che ora in casa Atalanta è una maledizione. Cagliari, Spal, Milan, Torino, Fiorentina e Sampdoria: sei partite dove la Dea ha segnato solo due volte; troppo poco per una squadra che è puntata più ad attaccare che a difendere. Sembra quasi di rivedere il momento no post Dortmund; dove l’Atalanta arrivava in porta, ma non riusciva a tirare. La cosa più preoccupante è che i nerazzurri ora giocano con un centravanti e non con un “falso nueve” come l’anno prima. Gomez non è più quello di prima, Zapata ci prova in tutti modi; arrivando addirittura a colpire un palo. Magari si può toccare la vicenda da un punto di vista tecnico/tattico come citato prima, però la Dea non riesce a segnare nonostante abbia l’attacco più forte degli ultimi anni. Urge appuntamento con la rete, ma soprattutto ritrovare quella gioia chiamata vittoria, e per raggiungerla servirà: lavoro, forza di volontà, logica, ma soprattutto la fame.

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