Analisi Benevento-Foggia 1-3: il diavolo “non” può nascondere la “Coda”

Recita un vecchio proverbio: “Il diavolo non può nascondere la coda”. Si dice che i proverbi non sbaglino mai, che siano oracolo della vita. Peccato che in un mondo come quello calcistico, che si diverte a giocare e a scherzare con tutto ciò che gli possa essere connesso, mosso da quello che lo psicoanalista Jung individuerebbe come emblematico caso di coincidenza significativa, anche proposizioni così mistiche possono cadere.

I diavoli, o precisando i satanelli, hanno dimostrato di nascondere la “Coda”. E’ quello che tangibilmente abbiamo potuto constatare ieri sera al Ciro Vigorito dove il Foggia sbanca con un perentorio 1-3 l’impianto sannita, condannando alla prima, meritata, sconfitta stagionale il Benevento. Rossoneri che “nascondono “l’iniziale lampo di Coda, che aveva fatto presagire ben altro risultato illudendo i tifosi giallorossi, con una prestazione coriacea e affamata.

Per il Benevento tentativo di aggancio alla vetta sfumato ma questo, ora come ora, è il male minore.

Cio’ su cui ci si deve concentrare e su cui bisogna necessariamente riflettere è cio’ che ha portato il Benevento a questa sconfitta.

In serie B nulla è scontato; che sia uno dei campionati più strani e indecifrabile lo sanno in molti. L’equilibrio è l’elemento che fa da padrone; e in relazione a ciò pensare di essere invincibili o di non incappare in partite complicate non è visione ottimistica, è follia.

Tuttavia la partita di ieri sera ha mostrato che una spia rossa che sembrava definitivamente eliminata è riapparsa, più forte di prima.

Vi ricordate quelle tre parole con cui sinteticamente si poteva descrivere la partita di Cittadella? Fame (cuore), umiltà e concentrazione. Le tre regole fondamentali del campionato cadetto, le tre regole che permettono a squadre forti di fare quel salto di qualità rispetto ad altre. Sono anche quelle che se però non vengono interpretate da tali compagini possono praticamente annullare tutto quanto di buono qualitativamente può avere quella rosa. E di contro permettere a squadre meno provviste, di sopperire a varie lacune che possono causare quel “gap”con l’avversario.

Tutto ciò succede in Benevento-Foggia, dove dei giallorossi poco umili, spocchiosi e superficiali lasciano campo, partita e complimenti ai rossoneri di Grassadonia. Cinici, affamati e grintosi i satanelli, sempre in partita, sempre concentrati, piacevoli anche da vedere tecnicamente in alcuni frangenti della gara. Un Benevento incapace di sfruttare anche il lampo di Coda che dopo sette minuti aveva portato in vantaggio la strega. Episodio che invece ha acuito ancora di più un atteggiamento di superiorità non dimostrata, un atteggiamento punibile che poi inevitabilmente ti porta a complicarti partite e a perdere punti.

Da questo punto di vista sicuramente è una sconfitta che può e deve fare bene; E’ la dimostrazione concreta che abbassare la guardia, non entrare sul rettangolo verde con la giusta cattiveria, può diventare letale. E’ la riconferma di quanto visto con il Lecce, dove lo stesso tipo di prestazione stava costando caro a un Benevento distratto e imbrigliato nel suo narcisismo che poi ha saputo rimediare con cuore e carattere.  Eravamo lì però alla prima giornata, non c’erano controprove. Fa molto più male quella di ieri, dove dopo tre partite giocate davvero da squadra di alto livello, si è ricaduto in qualcosa di già provato sulla propria pelle .

Concentrazione, ma anche assetto tattico. Riecheggia parallelamente infatti, un altro campanello d’allarme. Così come contro il Lecce , il centrocampo sannita è stato in quasi totale balia di quello avversario. Sempre in affanno in fase di chiusura, sempre in ritardo sulle seconde palle, sempre con spazi troppo ampi che intercorrono fra reparto difensivo e mediana. Zolle di campo dove trovano spazi per giocate le famose “mezze punte” avversarie, quelle che più stanno dimostrando di far male ai giallorossi. Fecero male Mancosu e Falco, hanno fatto malissimo Mazzeo e Galano. Aspetti tattici da non sottovalutare per una squadra che ambisce alla promozione e non può viaggiare con una media di 2 gol presi a partita fra le mura amiche.

Aspetti che poi si vanno inevitabilmente a riagganciare a quelli che sono stati gli errori individuali, diversi, di ieri sera. Male Puggioni in occasione della punizione di Kragl, ancor di più sul gol dell’ex indiavolato Camporese, con un uscita sconsiderata e poco coraggiosa. Male Viola che si addormenta a centrocampo e lancia in porta Mazzeo e Galano per il 3-1 che chiude i conti. In mezzo tanta confusione, Bucchi che cerca di cambiare qualcosa, varando un più aggressivo 3-4-3 che non porta frutti sperati e tanti errori tecnici soprattutto nell’ultimo passaggio.

Una prestazione che verrebbe lapalissianamente  considerare da archiviare in fretta. E invece è proprio questa una partita modello da tenere bene in testa per capire che il cammino è duro per 36 giornate, con chiunque e per chiunque. Anche per un Benevento dotato di potenziale enorme, ma che per vincere battaglie non deve mai scordarsi di indossare l’armatura.

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