Verona, Zigoni a La Gazzetta: “L’Hellas è la squadra della città”

Insieme ad Elkjaer, Gianfranco Zigoni è sicuramente il giocatore più amato della storia dell’Hellas. Tutto genio e sregolatezza, il bomber di Oderzo ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport in vista del delicatissimo derby con il Chievo di sabato sera.

Queste le sue dichiarazioni: “Il Verona può salvarsi? Penso e spero di sì, l’ho visto in netta ripresa. Ma non ho capito perché ogni anno faccia tanta fatica, la città non lo merita. La squadra andava rinforzata, almeno due giocatori per reparto. Pazzini? Difficile giudicare dall’esterno, mi sembra un po’ in declino. E poi c’è Kean, bravo certo, ma è un ragazzo. Pecchia? Non lo conosco personalmente, mi sembra una persona intelligente, altrimenti non sarebbe diventato avvocato. Ma gli allenatori al massimo contano il 20%. Se non hai giocatori di qualità puoi essere anche Mourinho e non vinci niente“.

Continua Zigoni: “Quanto darei per giocare oggi nel Verona? Tanto. E aggiungo che con me si potrebbe salvare. Il mio ruolo con Pecchia? Direi esterno sinistro, e comunque in una posizione un po’ defilata che mi permetterebbe di riposarmi di tanto. Lo sapete, a me non piaceva molto correre“.

Anche il Chievo se non se la passa di certo bene: “Vedo la squadra di Maran in difficoltà, ma non credo che avrà problemi di classifica. Come sempre, chiuderà il campionato in una posizione tranquilla. Ai miei tempi il derby del Bentegodi non esisteva e sinceramente non mi è dispiaciuto giocarlo. Siamo onesti, la squadra di Verona è l’Hellas, il Chievo con tutto il bene che gli voglio è un quartiere. Se giocassi contro, mi sembrerebbe di fargli un dispetto. Ho vissuto i derby di Roma, Genova e Torino: sono partite e uniche. Piuttosto mi manca quello di Milano, da bambino ti favo per l’Inter e il grande Torino“.

Nell’Hellas Zigoni ha giocato 6 stagioni, vivendo da protagonista la prima ed indimenticabile “Fatal Verona”: “La fatal Verona? Ricordo che alla fine mi veniva da piangere perché guardavo le facce dei milanisti pieni di tristezza. Se rimpiango di non avere vinto lo scudetto 1985? Avevo smesso da qualche anno, non ce la facevo più. Sì, mi sarebbe piaciuto esserci. Magari con me non sarebbe successo… 

Conclude Zigoni: “Perché ho giocato a calcio? Perché era destino che lo facessi. Ma se fossi stato davvero innamorato del calcio avrei fatto una vita completamente diversa. Come mio figlio, che si allena, non fuma, non beve, un vero professionista. Il sistema? C’erano molte cose che non capivo e ho sempre pagato in prima persona con multe e squalifiche. Una vita alla George Best? Guardate che è lui ad aver copiato me“.

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