Rientrato da qualche settimana dopo un lungo infortunio, Matteo Bianchetti rappresenta una risorsa importante per la difesa del Verona. Protagonista della promozione in Serie A della scorsa stagione, Bianchetti ha raccontato questi lunghi mesi lontano dai campi da gioco a causa di un grave infortunio in un’intervista a La Gazzetta dello Sport: “Potevo alzarmi soltanto indossando il busto. Non uscivo mai. Momenti duri, che ho superato con l’aiuto della mia ragazza, Debora, dei miei cari e della mia “famiglia” del Verona. Il luglio scorso mi trovavo in ritiro, sento un fastidio sempre più intenso alla schiena. Penso che sia solo un effetto dei carichi di lavoro. Invece mi sottopongo alla risonanza ed è un colpo: ho un ematoma sotto durale del midollo sacrale“.
Continua Bianchetti: “Devo essere operato d’urgenza. Ero preoccupato, scosso. Sono stato sotto i ferri quattro ore e mezza. C’era il rischio che non potessi nemmeno tornare a giocare. Più ancora, nella peggiore delle ipotesi, persino che rimanessi in carrozzina. L’intervento era delicatissimo. L’equipe che l’ha eseguito, i dottori Damante e Barone del reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Borgo Trento a Verona, è stata eccezionale, come pure lo staff medico dell’Hellas, il dottor De Vita, il dottor Brotto. In quella fase il pallone non era la priorità. Dovevo star bene, rincominciare a muovermi. Ritrovare il campo a gennaio è stata una liberazione. Ora mi sento bene, ci sono“.
Per Bianchetti, cresciuto nelle giovanili nerazzurre, la partita di sabato sarà speciale: “Sarebbe bellissimo poter rientrare con l’Inter, a San Siro, nello stadio delle prime emozioni, aggregato alla prima squadra ai tempi di Gasperini e Stramaccioni. Non ho debuttato, ma sono andato in panchina ed era già splendido così: ero un ragazzino, stavo tra i campioni. L’Inter rappresenta per me il club che mi ha cresciuto e in cui ho imparato molto. Dell’Inter ero tifoso da bambino, col mito di Javier Zanetti. E vedere al mio fianco uno come Samuel, per un difensore come me, era da brividi. Questo, però, è il passato“.
La salvezza è difficile ma non impossibile: “Prendere punti contro un avversario in grande salute, travolgente con la Samp, ma che già era parso in ascesa contro il Napoli. La Spal ha bloccato la Juve, dobbiamo cercare di fare lo stesso con l’Inter. Per salvarsi c’è bisogno di “grattare“ dappertutto. Si sapeva che avremmo dovuto lottare. Siamo qui per questo. E Pecchia è l’uomo giusto per cogliere l’obiettivo. Cambiata la nostra difesa? L’arrivo di Vukovic ha rappresentato un innesto importante. Ma se penso alla gara con l’Inter dico che deve essere tutta la squadra a sapersi proteggere bene, e non soltanto da Icardi“.
Conclude Bianchetti: “Da perno dell’Under 21 con Immobile, Insigne e Florenzi, se penso di raggiungerli? Ho pagato degli errori che ho commesso, non sono riuscito a rimanere e quei livelli, ma lavoro per recuperare il tempo perduto. Ho 25 anni, posso migliorare. Comunque adesso c’è il Verona, ed è quello che conta. Di Biagio? Con lui sono diventato capitano dell’Under 21. Persona di valore. La FIGC cerca nomi altisonanti, ed è comprensibile, ma ritengo che se rimanesse lui sarebbe una scelta azzeccata. Cosa farei in caso di “esordio” a San Siro e risultato postivo dell’Hellas? Mi taglio la barba: non lo faccio da sette anni. Rasarmi i capelli a zero? Quello meglio di no: la mia fidanzata si arrabbierebbe troppo“.
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