Siamo nei giorni immediatamente successivi all’incidente aereo di Superga, la tragedia del Grande Torino ha già fatto il giro del mondo, commuovendolo tutto. Particolarmente scosso dalla triste notizia fu Antonio Liberti, l’allora presidente del River Plate.
La sua commozione si trasformò da subito in voglia di aiutare, di agire. E così il 25 maggio 1949 i Millionarios presero un areo e si recarono dall’altra parte del globo, a Torino. Un gesto spontaneo, genuino e gratuito, fatto con la volontà di disputare un’amichevole commemorativa per devolverne il ricavato alle famiglie di coloro che avevano perso la vita quel maledetto 4 maggio.
Un omaggio toccante, reso ancora più significativo dal blasone che il River poteva vantare a quel tempo, nel secondo dopoguerra infatti gli argentini erano una delle poche squadre paragonabili al Grande Torino. Fra il 1941 e il 1947 misero infatti in bacheca quattro campionati e tre “Copa Aldao”, trofeo che vedeva sfidarsi le compagini d’Argentina e quelli dell’Uruguay. Il fato non li fece mai però scontrare con gli Invincibili, in quel periodo non esistevano competizioni internazionali e le tournée che prevedevano viaggi intercontinentali con un oceano di mezzo non erano così usuali.
Il 26 maggio del 1949 dunque il grande River Plate di Labruna, De Cicco, e di un giovane di belle speranze di nome Alfredo di Stefano, detto la Saeta Rubia, che di li a poco sarebbe diventato uno dei migliori calciatori della storia del calcio, vincendo fra gli altri trofei 5 Coppe dei Campioni consecutive con il Real Madrid e 2 Palloni d’Oro, era pronto a scendere in campo. Per sfidarli fu composta una formazione formata dai migliori giocatori di Serie A ribattezzata “Torino Simbolo” selezionati dal Presidente del Toro Ferruccio Novo, fra di questi vi erano grandissimi giocatori, a partire da Giampiero Boniperti della Juventus, per arrivare al leggendario cannoniere Gunnar Nordahl, o ancora a un altro bianconero, il portiere Sentimenti IV famoso per essere stato l’unico giocatore non Granata a scendere in campo nella famosa amichevole che si giocò nel 1947 al Comunale fra l’Ungheria di un giovane Ferenc Puskas e un’Italia formata per 10/11 da calciatori del Grande Torino, che vide gli Azzurri vincere per 3-2. Questo per dire come nessuno volle mancare a questo evento a prescindere dai colori.
Tornando alla partita del 26 maggio 1949 , probabilmente la prima giocata per fini benefici, fu un grande momento di commemorazione, quasi una festa seppur ancora col cuore straziato dalle lacrime, la sfida che secondo le cronache fu di altissimo livello tecnico, termino sul 2-2 davanti a circa 50000 spettatori. Qui a contare non era però il risultato, ma la nascita di una “Eterna Amistad”, quella fra il Torino e il River Plate.
TORINO “SIMBOLO” – RIVER PLATE 2-2
Torino “Simbolo”: Sentimenti IV (Juventus), Manente (Juventus), Furiassi (Fiorentina), Annovazzi (Milan), Giovannini A. (Inter), Achilli (Inter), Nyers I (Inter), Boniperti (Juventus), Nordhal III (Milan), Hansen J. (Juventus), Ferraris II (Novara). Sostituzioni: Moro (Bari) per Sentimenti IV; Angeleri (Juventus) per Achilli; Muccinelli (Juventus) per Nyers I; Lorenzi (Inter) per Nordhal III.
River Plate: Carizzo, Vaghi, Soria, Jacono, Rossi, Ramon, De Cicco, Col, Di Stefano, Labruna, Lostau.
Arbitro: Scherz (Svizzera).
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