Roger Federer nuovo numero uno del mondo a 36 anni: è record

Roger Federer è il nuovo numero uno del mondo a 36 anni, 6 mesi e 8 giorni: Questo dato diventa l’ennesimo record della sua carriera, avendo di fatto esautorato il precedente detentore del record di numero uno più anziano, Andre Agassi (era diventato numero uno a 33 anni nel 2003). Certamente, bisogna ricordare che questi dati sono relativi all’era del computer, poichè quando svariati anni fa il n.1 era deciso dai giornalisti più autorevoli, l’americano Bill Tiden diventò numero uno a ben 38 anni.

Le epoche e il criterio che genera il tennista più forte delle classifiche, però, erano molto diversi e non paragonabili.

Nel tennis moderno diventare numero uno significa giocare tanto e vincere tanto, oppure nel caso di Federer giocare poco e vincere praticamente quasi tutto.

All’età di 36 anni, lo svizzero soprannominato GOAT (Greatest of all time), è stato capace di reinventarsi e vincere, modificando i suoi allenamenti, il suo gioco e la sua programmazione.

Dopo aver vinto gli Australian Open 2018 e aver difeso i 2000 punti dell’anno scorso, Federer ha cominciato a credere nell’opportunità di ritornare numero uno dopo che lo era stato per l’ultima volta nel 2012.

C’erano due possibilità davvero concrete per raggiungere questo obiettivo:

  1. Partecipare alla stagione sulla terra, dovendo difendere 0 punti e contando sul fatto che Nadal ne avrebbe dovuti difendere davvero troppi.
  2. Cercare di ottenerlo prima di dover difendere le vittorie di Indian Wells e Miami, giocando quindi uno degli ATP 500 che precedono i tali, alias ATP 500 di Rotterdam e ATP 500 di Dubai.

Roger Federer però, prima che il numero uno al mondo, ha intenzione di prepararsi al meglio per il torneo di Wimbledon e la scelta di tornare a giocare sul rosso avrebbe incondizionatamente complicato questo progetto.

Ecco quindi la scelta di chiedere una wild-card improvvisa al torneo di Rotterdam e a Richard Krajicek, direttore del torneo e vincitore di Wimbledon 1996.

L’olandese ha ovviamente preso la palla al balzo, considerando gli innumerevoli effetti positivi che avrebbe avuto la partecipazione al torneo.

In un’intervista, Richard Krajicek ha svelato che lo svizzero dopo la vittoria a Melbourne non ha perso tempo:

Il giorno dopo la finale degli Australian Open ho ricevuto una mail dal team di Federer che dichiarava la volontà dell’elvetico di partecipare al nostro torneo. La settimana prima che l’evento iniziasse abbiamo ricevuto la conferma delle sue buone condizioni e della sua conseguente partecipazione.

Nel torneo olandese Roger aveva bisogno di raggiungere le semifinali per ottenere questo magnifico risultato, anche se nel caso di vittoria del torneo avrebbe conservato la prima posizione almeno fino a dopo Indian Wells.

Nella giornata di oggi, lo svizzero, ha affrontato il suo ultimo ostacolo nei quarti di finale, Robin Haase.

E strano considerare che, nonostante Robin sia l’idolo di casa, numero 43 del mondo e giunto ai quarti di finale, tutto il mondo e compresa l’Olanda con il campo centrale dell’ABN AMRO World Tennis Tournament, hanno incondizionatamente tifato per il campione svizzero.

Haase era solo una pedina sulla lunga scia di avversari sconfitti della carriera di Federer, che oggi non poteva proprio opporsi al destino al nascituro di Basilea che dopo aver ribaltato i confini dell’umano vincendo due tornei del Grand Slam a 35 anni nel 2017, quest’anno ha deciso che le pagine di storia da scrivere non erano ancora finite.

Lo svizzero si qualifica così alle semifinali, ma cosa più importante dopo quasi 6 anni, dal giorno in cui trionfò per la settima volta a Wimbledon, ritorna ad essere il numero uno della classifica ATP a 36 anni e 6 mesi.

Quest’uomo sta battendo tutti i record dello sport più bello del mondo ed è sempre più riconosciuto come GOAT, la domanda adesso è:

Dove può arrivare Roger Federer ?

La risposta non potremo mai darla, considerando quante volte ci ha stupito, e di certo non possiamo permetterci di tracciare dei limiti alla sua carriera, poichè come disse il più grande Basketball player della storia Micheal Jordan:

I limiti, come le paure, spesso sono solo un’illusione.