Cittadella e Benevento, apparentemente, sembrerebbero due città con ben poco in comune: quasi ottocento chilometri a dividerle, una situata nel cuore del Veneto l’altra abbracciata dall’Appenino centro-meridionale campano. Ad unirle, però, un filo conduttore, una matrice che rende sottile le distanze geografiche e che ordina in modo preciso un insieme di luoghi. Si tratta di una matrice storica, valenza e importanza datata nel tempo, che dura da millenni. Denominatore comune di città con trascorsi non banali, di città belle e ricche di monumenti, caratteristiche di cui non tutti gli agglomerati urbani possono godere.
Cittadella viene fondata nel 1220, quando Padova, in piena spinta espansionistica, decide di dar vita a questo borgo fortificato in risposta all’avamposto militare di Castelfranco, fondato dalle città nemiche di Vicenza e Treviso, con l’obiettivo di non ridurla a presidio militare, ma di affidarle anche il ruolo di centro amministrativo ed economico. Cittadella però si differenzia dai classici borghi: essa è una vera e propria cittadina con area rotondeggiante e caratterizzata da una cinta muraria a forma ellittica, unica nel suo genere in Veneto.
E in questo contesto storico risalente agli albori del secondo millennio, è metaforicamente collocabile l’incrocio fra le squadre calcistiche di queste due città storiche. Proprio come una squadra di guerrieri sanniti, il Benevento è chiamato ad andare all’assalto della fortezza Cittadella, in quello che è il match infrasettimanale valevole per il quinto turno di Serie B, in scena alle 21 di domani sera.
La cinta muraria da assalire e che proveranno ad espugnare gli uomini di Bucchi sarà quella del “Piercesare Tombolato”: da un lato la macchina del gol giallorossa, un “carro armato” offensivo capace di produrre 10 reti in 3 partite, dall’altro la miglior “trincea” del campionato fino a questo momento con soltanto un gol incassato. I presupposti per una vera e propria battaglia ci sono tutti.
Due precedenti tentativi di assalto non hanno portato bene ai sanniti: nell’Aprile del 2017, il Cittadella si impose per 1-0 con la rete di capitan Iori, mentre nel 2005 in serie C1, per 5-2. Squadra ostica e compatta quella del Cittadella, con un’ossatura ben precisa, guidata da Roberto Venturato da ormai quattro anni. Compagine che gioca bene al calcio e sa divertirsi, come dimostrato nel 3-0 d’esordio ai danni del Crotone e il 2-0 rifilato al Cosenza. Avversario da prendere con le molle e che potrebbe rivelarsi un outsider di questo torneo, complice anche una piazza che non imprime particolare pressione.
Pressione che invece ha il Benevento. Ma mai come in questo momento si tratta di carica positiva, di euforia, di voglia di scendere in campo, di desiderio di vittoria che abbraccia una città e una squadra che insieme possono andare lontano. Il Benevento è consapevole di essere una potenziale candidata alla promozione diretta; non si nasconde la società, non si nasconde il mister, non si nascondono gli stessi calciatori. D’altra parte a chi non verrebbe difficile farlo dopo la prestazione offerta nel derby di Venerdì, immagini che rispecchiano una superiorità una condotta di gara quasi perfetta, che fanno volare i consensi per l’undici giallorosso.
Una strega che adesso è inevitabilmente chiamata ad uno dei banchi di prova più difficili: non solo per la caratura e le indubbie qualità dell’avversario, che precede i sanniti di 2 punti in classifica con una gara in più all’attivo; ma proprio perché il Benevento deve dimostrare di saper rimanere concentrato, di non rilassarsi, di non cullarsi su quanto di buono ha fatto vedere. Maturità: essere umili con la consapevolezza delle proprie forze. Tutto questo è quello che ha accompagnato il Benevento alle vittorie con Venezia e Salernitana. Concentrazione, cuore e sana follia, che parta l’assalto alla fortezza Cittadella.
(Immagine di copertina: Taddeo Photo/Benevento Calcio)
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