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Carlo Pizzigoni a YSport presenta Nuove Storie Mondiali: “Vi dico la mia su Russia 2018”

Da oggi disponibile in libreria, con un vestito tutto nuovo e tre nuove storie da leggere tutte d’un fiato. “Nuove Storie Mondiali” è l’ultimo lavoro di Carlo Pizzigoni e Federico Buffa, gli storyteller del mondo del calcio più famosi e apprezzati d’Italia, che in vista del Mondiale in Russia del 2018 lanciano la nuova edizione di “Storie Mondiali”, il libro diviso in dieci racconti edito da Sperling & Kupfer che riscosse un grande successo tra gli appassionati, con tanto di edizione televisiva su Sky Sport.

Carlo Pizzigoni, giornalista numero uno quando si parla di calcio sudamericano, direttore editoriale di MondoFutbol.com, autore tra gli altri anche di un altro successo editoriale, “Locos Por El Futbol”, ha raccontato al direttore di YSport Italia, Aldo Pio Feoli, come è nata l’idea di proseguire il lavoro iniziato con “Storie Mondiali” e quali saranno le tre storie integrate nella nuova edizione. Poi, come capita quando due amanti del pallone si ritrovano a chiacchierare, si è andati a finire sulle “storie” che avrà da raccontare il prossimo Mondiale.

Tanti gli argomenti toccati, dalla Russia che si prepara ad essere una sorpresa come paese ospitante, alle nazionali sudamericane e a quelle africane, fino ai calciatori che probabilmente saranno protagonisti indiscussi della kermesse russa.

Di seguito l’intervista a Carlo Pizzigoni:

Ciao Carlo, un piacere averti con noi. Nuove Storie Mondiali, da oggi disponibile in libreria. Raccontaci com’è nata l’idea di proseguire il lavoro iniziato con “Storie Mondiali”, scritto insieme a Federico Buffa.

“Ci siamo incontrati più di un anno fa con l’editore. Storie Mondiali lo avevamo preparato con Federico Buffa quando eravamo in Brasile a seguire il Mondiale 2014, anche con la collaborazione di Sky. Il libro ebbe un grande successo, ha venduto tantissimo, anche nell’edizione tascabile. E allora ci siamo chiesti, davanti a un nuovo Mondiale, cosa fare? Stavolta i tempi tecnici per ideare qualcosa di diverso non c’erano e abbiamo pensato a un’integrazione. Ho aggiunto così i tre capitoli, partendo da quei pomeriggi trascorsi a Rio de Janeiro con Federico. È lì che abbiamo scritto la prima edizione ed è proprio il Mondiale del 2014 il primo racconto che mi sono sentito di aggiungere. Il racconto dal vivo, di come lo abbiamo vissuto, di cosa abbiamo visto durante la nostra permanenza a Copacabana. La nuova edizione riprende anche i capitoli vecchi, aggiornati necessariamente”.

E le altre due nuove storie “integrate”?

“Ho scelto i Mondiali del 1938 e del 1954. Il primo per rivivere la vittoria italiana dell’epoca, nell’anno in cui l’Italia non parteciperà al Mondiale. Una storia ancor più affascinante di quella del 1934, un po’ meno nota ai più, con una figura come quella di Vittorio Pozzo a cui siamo molto legati per svariati motivi. Non è ricordato abbastanza, lo abbiamo fatto nel nuovo numero di MondoFutbol. L’altro, il 1954, è il Mondiale della grande Ungheria. Ci sarebbe piaciuto raccontarlo anche nella prima edizione, giusto raccontare quell’annata, non soltanto per i magiari”.

Libro assolutamente da non perdere allora, non sveliamo altro, sarà un piacere leggerlo. Mancano pochi giorni a Russia 2018 e non possiamo non parlarne. E allora, la location di quest’anno è la Russia. Un paese controverso. Cosa ti aspetti da quest’edizione, dal popolo russo e dalla Nazionale.

“Ci andrò con molta curiosità. È un paese tutto da scoprire per me che non ci sono mai stato. Aldilà delle letture che si possono fare, sarà tutto da vivere. Per me, nel 2014 si è aperta una nuova era del calcio mondiale. Dal punto di vista tecnico secondo me questa rassegna è sempre più interessante, segna i tempi del calcio e di tutto il movimento globale. Sono curioso soprattutto di vedere l’organizzazione e come verrà seguita. Non esprimo ancora un giudizio, lo farò probabilmente alla fine dell’avventura. Non voglio crearmi pregiudizi, sono aperto a tutto, vedremo. Per quanto riguarda la nazionale russa, diciamo che non parte con if avori del pronostico, non sono nel miglior periodo della storia. Non sono messi benissimo. Ho parlato di qualche città ospitante nel nuovo magazine di MondoFutbol.com (per leggere il primo numero del magazine iscriversi qui)”.

Il tuo amore per il calcio sudamericano è risaputo. Ci sentimmo per un’intervista su Locos Por El Futbol, altro libro che consiglio a tutti i nostri lettori di avere sullo scaffale di casa, per i veri amanti del calcio. Ti chiederò un parere su tutte le sudamericane in campo in Russia. Partiamo da quella che per me è la favorita. Solo a leggere i nomi fa paura. Il Brasile di Neymar.

“Assolutamente. È la squadra favorita. Secondo me, a proposito di giudizi, cancella quelli negativi che avevano creato all’indomani del Mineirazo. Non a caso in Nuove Storie Mondiali ho messo quella partita di fianco al Maracanazo. Ci avevano raccontato che in Brasile non nascevano più talenti, invece è palese il contrario. Il Brasile è stato, è e rimarrà la terra del calcio. I talenti sono l’unica cosa che non mancheranno mai in quel paese. Fa impressione leggere non soltanto i nomi di chi ci sarà al Mondiale, ma anche di quelli che Tite ha lasciato a casa. C’è qualità, e inoltre è un periodo di estrema fiducia di tutta la nazione. La guida tecnica non ha sbagliato nulla finora, c’è unione tra giocatori e allenatore, strano in un periodo in cui la Federazione Brasiliana non dico che sia allo sbando, ma quasi. La politica sportiva probabilmente salirà sul carro, in realtà la differenza l’hanno fatta i giocatori e il commissario tecnico. Con Tite è cambiato il percorso della nazionale brasiliana, da quando c’è lui. Per ora non ne ha sbagliata una, poi quando si arriva in maniera perfetta a una competizione del genere di solito non si rispettano le attese, è vero, ma questo Brasile arriva come uno squadrone e non credo deluderà”.

E poi, l’Argentina, che invece arriva al Mondiale quasi per il rotto della cuffia dal girone di qualificazione CONMEBOL. Sampaoli, che ancora non ha convinto, ha ricevuto critiche per le convocazioni…

“Il problema lì è di squadra, si attacca male e si difende male. Messi l’ha trascinata nella famosa partita contro l’Ecuador, una vera identità questa squadra non l’ha mai avuta. Ingiuste le critiche a Bauza, francamente da quando è arrivato Sampaoli non c’è stato un miglioramento, si è vista poco la sua impronta, nonostante sia un tecnico preparato e visionario. E ora siamo arrivati al clou. Sulle convocazioni, che dire, Icardi non può pensare di fare il titolare nell’Albiceleste quando davanti ci sono Higuain e Aguero. Secondo me sono scelte naturali. C’era possibilità di portare altra gente sì, come tutti in Argentina ognuno dice la sua, lì le critiche sono molto aspre, ma non possiamo metterci seduti sulla panchina della Nazionale. Ad esempio, chi critica la convocazione di Pavòn evidentemente non lo ha mai visto giocare. Con il Boca Juniors sta facendo faville e se fossi una big europea mi ci fionderei subito”.

Argentina che non avrà neanche un girone facile.

“Nigeria e Croazia hanno due rose interessanti. I croati vivono la generazione d’oro dopo quella del 1998. Sono quelle squadre dove lanci la moneta e vedi cosa viene fuori. La Croazia, per il talento che ha in rosa, può tranquillamente arrivare fino alla semifinale. La Nigeria ha un organico giovane e interessante, ma siamo sempre lì, può venir fuori benissimo o può venir fuori un disastro. È un girone affascinante, abbiamo talento e squadre in crisi d’identità”.

Ultima possibilità per Messi di vincere il Mondiale?

“Probabilmente si se guardiamo l’età. È all’apice della carriera. Ma quello che ha dato Messi al mondo del calcio va oltre la vittoria di un Mondiale. Certo, dovesse vincerlo…”.

Tocca all’Uruguay, che sfida i padroni di casa, l’Egitto di Salah e l’Arabia Saudita. La squadra è allenata ancora dal ct più longevo del mondo, Oscar Tabarez, che punta sempre su due nomi niente male, Cavani e Suarez, ma c’è un bel ricambio generazionale…

“Hai ragione, vedendo il sudamericano under 20, giocato in Ecuador nel 2017, che ha stravinto. Si vedono già dei giocatori che saranno la base dell’Uruguay per i prossimi dieci anni. Il bello è che sia un paese di soli tre milioni di abitanti, c’è una magia attorno a questa squadra unica. Questa generazione si incastra su Suarez e Cavani, fuoriclasse di un altro livello. Molto sottovalutati secondo me, Luis è un calciatore unico nel suo genere. Sono molto fiducioso nell’Uruguay, provo grande simpatia per questa nazione, un posto fantastico, quando vado a Montevideo mi sento benissimo”.

Tra i giovani talenti uruguaiani chi segnaleresti?

“Il più forte lo conosciamo bene, è Bentancur, non a caso acquistato dalla Juventus e già ammirato anche in Champions League. Ma c’è anche Valverde, personalmente vado matto per De Arrascaeta del Cruzeiro. Se il maestro Tabarez lancia calciatori così giovani da titolari c’è un motivo. Hanno già esperienza e capacità per fare bene. La profondità della rosa dell’Uruguay si vede dal fatto che Lucas Torreira della Sampdoria è una delle ultime scelte a centrocampo, di cosa stiamo parlando?”.

Altra sudamericana ormai affermata nel panorama mondiale è la Colombia. Girone abbordabile. Dove può arrivare?

“Il 2014 è stato il suo anno migliore, per motivi diversi. C’è stato l’infortunio a Radamel Falcao che in qualche modo ha un po’ fermato un certo tipo di crescita, ha stabilizzato il rendimento della nazionale. Fino al 2014 c’era un percorso in ascesa, lì si è un po’ stabilizzato, c’è stato l’exploit di James Rodriguez in Brasile, però rimane una squadra interessante con buoni ricambi, continua a produrre giocatori, con un tecnico che ormai ha in mano i calciatori, lo spogliatoio, sa cosa fare. Rimane criticato in patria perché si è appunto bloccato quel percorso di crescita, non hanno mai giocato granché bene in queste qualificazioni. Ha vissuto di sprazzi e di individualità, anche se Pekerman ha aperto le porte a tutti, non ha mai negato una chance a calciatori che si sono fatti vedere anche in Europa”.

Ad esempio Duvan Zapata…

“Si, che era un po’ chiuso e non aveva mai visto la Nazionale, ora ha la sua chance. Ormai la Colombia è diventata una grande. Rimanere competitiva è complicato, soprattutto in Sudamerica dove è difficile andare al Mondiale con tutte le squadre che ci sono. Se le metti in un girone europeo non avrei dubbi sulla qualificazione. Giocare lì è complicato, pensiamo solo che non si stava qualificando l’Argentina”.

La favola più bella del Sud America, il Perù.

“Una favola bellissima, ma la squalifica di Guerrero toglie tantissimo al Perù. Mette in sordina l’entusiasmo clamoroso che c’era, nelle amichevoli premondiali stadi stracolmi, manca dal Mondiale dal 1982, il ritorno è qualcosa di clamoroso. Nel girone c’è la Francia, l’Australia è un po’ più dietro, penso se la possa giocare con la Danimarca. Guerrero sarebbe stato il leader, il trascinatore, l’uomo simbolo. In questo tipo di competizione è importante un giocatore come lui. Speriamo in un super Mondiale di Cueva e Farfan”.

Un parere anche su un’altra favola di questo Mondiale, Panama.

“È un Mondiale molto latinoamericano, non essendoci gli Stati Uniti, la zona CONCACAF porta una componente nuova. Sono molto contento perché la porta un allenatore colombiano, Gomez, che è stato l’assistente di Maturana, il suo uomo di campo. Ha portato per la prima volta l’Ecuador a un Mondiale nel 2002 e per la prima volta Panama quest’anno. Comunque vada sarà un successo, un qualcosa di unico e straordinario. Sarà qualcosa di diverso, Panama è un paese molto strano, un paese che ha fatto parte della Colombia, poi si è separato, storicamente ha una storia difficile. È differente, si fa fatica a dire che sia un paese dell’America Latina. Il vero idolo assoluto è Roberto Duran, la boxe è un’istituzione a Panama, finalmente sono finiti anche sulla mappa del calcio”.

Ci siamo dilungati forse un po’ troppo. Ti chiedo scusa ma quando si parla con te non si può trascendere dall’essere prolissi. Ci vorrebbe un libro per ogni intervista. Allora, invitando i lettori ad acquistare Nuove Storie Mondiali, ti chiedo, quale sarà la storia che racconterà questo Mondiale 2018?

“È difficile. Il primo nome che mi viene in mente è quello di Neymar. È il calciatore che attendo di più. Per una serie di circostanze gli sono andati male i precedenti episodi, a parte la vittoria olimpica in casa, che fu un bel segnale. Lì era una cosa diversa, non c’era confronto con gli avversari. Sono molto curioso di vedere il Messico di Osorio, così come il Senegal, allenato da un ragazzo di quel fantastico 2002, Alio Cissè, la squadra è fortissima. Quest’anno non si è detto che potrebbe essere l’anno di un africana, vuoi vedere che…”.

C’è anche l’Egitto di Salah…

“Si, quasi per contrappasso potrebbero fare bella figura, ovviamente non per la vittoria, ma ci sono squadre interessanti. Salah lo aggiungerei a quello che mi chiedevi prima sulle possibili storie da raccontare. Non possiamo non citarlo, anche come portabandiera del mondo africanol. L’Egitto ha una struttura di squadra molto definita e un fuoriclasse davanti, in un girone dove c’è l’Uruguay e la Russia che come detto non è a livelli altissimi. Un bel pensiero per il passaggio di turno lo farei”.

Grazie Carlo per la disponibilità.

“Grazie a te, e buon Mondiale a tutti”.

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