Se vi dico Thema, Voi a cosa pensate? Di quel periodo fiorente della produzione automobilistica italiana, ricordiamo tanti allestimenti di Lancia Thema e tante motorizzazioni. Io ne voglio ricordare solo una: “Lancia Thema 8.32” alias “Thema Ferrari“.
Ferrari perchè i tecnici del cavallino rampante e i tecnici della Lancia, nel maggio del 1986, combinarono le loro competenze per piazzarci un cuore derivato dalla “Ferrari Mondial Quattrovalvole“. 8 cilindri e 32 valvole capaci di erogare 215 cv che spingevano la Thema a oltre 240 km/h di punta massima; potenza che rese la “8.32” una delle berline di serie a trazione anteriore più potenti in commercio.
Interni a dir poco lussuosi, con i sedili in pelle “Frau” e un mare di radica che avvolge la plancia, le bocchette dell’aria e tutta la sua strumentazione analogica con fondo nero e numeri gialli. Il tutto racchiuso in un perfetto connubio tra lusso e tecnologia, come i poggiatesta posteriori a scomparsa automatica, con un sensore posizionato nel divanetto posteriore che, appena percepiva una pressione di 20 kg, sollevava i poggiatesta.
Sospensioni con taratura automatica o sportiva, selezionabili dal guidatore a seconda delle sue esigenze. Ultima chicca tecnologia, il fantastico spoiler posteriore a scomparsa nel baule, attivabile dal guidatore tramite apposito comando. Spoiler che aumentava il carico aerodinamico allo scopo di garantire una migliore stabilità ad alte velocità.
Tra i 3520 esemplari prodotti tra prima e seconda serie, soltanto 64 unità rientrano nella categoria edizione limitata e numerata. A differenza degli altri esemplari che erano disponibili in 5 colori differenti, tra cui: “Rosso Winner” versione di lancio, “Nero” metallizzato e i più rari “Grigio Quartz” metallizzato, “Blu Blizzard” e “Verde reflex“; queste 64 unità erano di color “Rosso Ferrari“.
Il corpo vettura aveva un filo doppio colore, posizionato sulle fiancate (Giallo-rosso per il “Winner”, Giallo-Nero per il nero metallizzato, Giallo-Blu per il “Wizzard” e Giallo-Verde per il “Reflex”).
Con questo modello, il made in Italy si potè confrontare con gli agguerriti competitors stranieri, tenendo testa alla “bavarese” M5 E28.
Salone di Amsterdam 1984, i bavaresi “dell’elica” decisero di piazzare il propulsore “BMW M88” della “M635CSi” da ben 286 cv, 24 valvole e 370 Nm di coppia sulla berlina “Serie 5”. Prestazioni che spingevano la berlina a toccare una velocità massima di 245 km/h. Trazione posteriore, come da tradizione, con un differenziale autobloccante al 25%, assetto e un impianto frenante adeguati alla potenza sprigionata.
A parte il sofisticato assetto e i cerchi in lega, a differenza della “M535i” con motore della “735i” da 218 cv, la “M5” decise di mantenere un aspetto sobrio, identico a quella di una 520i tradizionale. Strategie estetiche ancora da chiarire. Secondo il mio parere, volevano che la “M5” producesse un effetto “sorpresa”. Magari in una sfida al semaforo con una “Thema 8.32”, in modo da far abbassare la guardia al rivale.
Effetto sorpresa che decretò un produzione di esemplari di gran lunga inferiore alle più “pepate”, esteticamente, “BMW M535i”. A causa del prezzo di listino molto più alto e per la sobrietà estetica, la “M5” venne prodotta fino al 1988 in soli 2241 esemplari. Nonostante la concorrenza interna, segnò l’ardimentosa epoca della serie “M5”, tutt’oggi in vita.
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