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Antonio Di Gennaro a YSport: “Al calcio italiano serve coesione”

Intercettato ai microfoni di YSport, Antonio Di Gennaro ci dice la sua su alcune realtà del nostro calcio. Nato a Firenze il 5 ottobre 1958, l’ex centrocampista di Hellas, Fiorentina e Bari è oggi uno degli opinionisti sportivi più apprezzati su tutto il palcoscenico televisivo nazionale.

Di seguito l’intervista integrale a cura del nostro Nicola Marinello.

A Verona lei ha vissuto i momenti più importanti della sua carriera. Alla mente di tutti balza sicuramente lo scudetto della stagione 1984/85, una vera e propria favola. Quali sono i suoi ricordi più belli di quell’annata?

Mi piace anche ricordare la vittoria della Serie B nella stagione 1981-82. Giustamente tutti pensano allo Scudetto, alle finali di Coppa Italia, ai piazzamenti in Europa, ma tutto è partito dalla B con lo zoccolo duro dei vari Garella, Tricella, Penzo. Poi pian piano siamo cresciuti a livello di squadra e di società, però da parte mia mi sembra giusto e opportuno partire da dove sono arrivato. Per quanto riguarda lo scudetto, il mio ricordo più bello coincide sicuramente con il gol del pareggio contro la Juventus al “Comunale” di Torino.  In quel periodo eravamo un po’ in emergenza, mancava qualche giocatore e la Juventus aveva l’ultima possibilità per tornare in corsa per il campionato. Quella partita ci diede la consapevolezza che potesse essere veramente l’anno buono. Poi certo anche altre passaggi sono stati fondamentali, come ad esempio la vittoria col Toro nel girone d’andata sempre al “Comunale”. Li vincemmo 2-1 con una partita di grande determinazione, con un pizzico di fortuna ed un Garella strepitoso”.

Il Verona di oggi, invece, è immischiato nelle zone basse della classifica. Considerando l’organico che ha e che vantano le altre, riuscirà a salvarsi o avrà difficoltà?

E’ normale che una squadra che lotta per non retrocedere debba essere puntellata. Negli ultimi anni, anche di Serie A, la difesa è sempre stata un po’ il punto debole del Verona. La società dovrà cercare un difensore forte e d’esperienza. Nicolas sta migliorando nella continuità e la vittoria con il Milan senza subire gol da la consapevolezza di poter migliorare ulteriormente. L’inserimento di un giocatore  già pronto e d’esperienza per reparto potrebbe dare al Verona la possibilità di giocarsela fino in fondo. La vittoria con il Milan è stata fondamentale per l’ambiente e per gli stessi giocatori, con un pizzico di buona sorte che in altre gare è mancato”.

Il Benevento, invece, sembra ormai tagliato fuori. 16 sconfitte su 17 sono ben più di una sentenza: dove ha sbagliato la società sannita e cosa si potrà migliorare nella sessione di mercato invernale?

Quando perdi 16 partite su 17 le responsabilità sono un po’ di tutti. L’inizio gli ha tagliato le gambe, ha dato insicurezze ai giocatore e all’allenatore. Sarà molto difficile, l’anno scorso c’è stato il miracolo Crotone ma la situazione era diversa. Non so come il Benevento possa approcciare il mercato di riparazione. Le risorse non mancano, perché il Presidente Vigorito non s’è mai tirato indietro fin dai tempi della Lega Pro, però bisogna capire se ci sono giocatori validi decisi ad andare a Benevento in questa situazione. Gli errori sono stati fatti da tutti, anche sulla scelta di qualche giocatore magari non pronto per fare la Serie A.

Dopo una stagione fantastica, l’Atalanta sta riuscendo ad essere competitiva sia in campionato che in Europa League (oltre al passaggio di turno in Coppa Italia). Dove può arrivare in Europa? Ha la reale possibilità di arrivare tra le “7 sorelle”?

L’Atalanta è un modello da ammirare. C’è una progettualità importante da anni, poi l’arrivo di Gasperini ha portato grandi miglioramenti anche sotto l’aspetto del gioco. Quando giochi in Europa ad alti livelli perdi qualcosa a livello mentale in campionato. Non so dove potrà arrivare in Europa, ma l’aver vinto un girone di ferro ha dato agli orobici grande consapevolezza. Il Borussia Dortmund non sta vivendo un grande momento, ma è abituato a giocare queste competizioni e nei mesi “caldi” si farà trovare pronto. Sotto il profilo fisico non ci saranno problemi, sotto quello mentale, invece, combinare coppa e campionato non sarà facile. L’ambiente è carico, la società è forte, l’allenatore è bravissimo e i giocatori di livello. Ormai non si tratta più di una sorpresa ma di una realtà importante.

Firenze: sua città natale e sede della squadra che l’ha lanciata nel grande calcio. Squadra nuova e progetto giovani con Pioli alla guida: cosa ci si deve aspettare dalla Viola da ora fino a fine stagione?

L’allontanamento della proprietà non ha giovato all’ambiente e alla squadra in particolare. Quando cambi molto all’inizio fai fatica, le aspettative sono diverse. In campionato  lotterà con Atalanta, Torino, Milan e Samp per un piazzamento europeo, ma non sarà facile. La squadra è migliorata ma non sono in programma investimenti importanti. Il tutto credo sia legato al progetto della “Cittadella Viola”, che è il futuro della Fiorentina e di tutte le società professionistiche. In caso contrario si ricorrerà all’autofinanziamento, con la cessione di qualche giocatore importante e la valorizzazione del settore giovanile.

Fiorentina che due settimane fa ha imposto lo 0-0 al Napoli al San Paolo. I partenopei sono tornati primi in classifica e sembra che stiano ritrovando la loro qualità offensiva dopo qualche difficoltà, anche se non sono ancora brillanti come ad inizio stagione. É l’anno giusto? Quali sono le squadre che, secondo lei, a marzo saranno ancora in vetta a giocarsi il titolo?

Il Napoli è in ripresa, ho visto Torino-Napoli e ha fatto un’ora di calcio meravigliosa. Sta tornando a giocare un calcio a livelli intensi di qualità e di tecnica. Sta mancando Mertens in zona gol ma si riprenderà. Oltre a Juventus e Napoli, quest’anno si è inserita anche l’Inter, sebbene secondo me non abbia l’organico delle altre due. C’è anche la Roma, nonostante la sconfitta di ieri in Coppa Italia. Ma Juve e Napoli restano favorite.”

Battuta conclusiva sulla Nazionale: dopo oltre 60 anni l’Italia non va ai mondiali e la FIGC non ha ancora un leader. Cosa occorre fare, secondo lei, per rimettere in piedi il calcio italiano?

Tutte le autorità preposte dovrebbero far quadrato e trovare una linea comune. Le spaccature non servono, occorre coesione. La mancata qualificazione è stata una “debacle” a livello economico e d’immagine per il nostro movimento. Sotto l’aspetto organizzativo occorre rivedere molte cose, dai vivai, alle strutture, al numero di squadre in Serie A. Sono tante le cose da fare, ma l’importante è che vengano scelte le persone giuste, e anche qualche figura importante che ha dato molto al calcio nazionale, come Baggio, Maldini, Totti, Del Piero. Gente che sia sotto il profilo tecnico che etico ha dato molto al calcio italiano. Non sarà facile ripartire, ma mi auguro che tutte le autorità riescano a trovare un accordo comune. Ma la vedo dura perché quando ci sono interessi in ballo è sempre molto difficile. Dobbiamo prendere esempio da altre Federazioni che sono ripartite dopo momenti di difficoltà, come quella spagnola e quella tedesca. Me lo auguro da italiano e da ex nazionale.

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