Come quando sei bambino e la mamma ti sveglia per andare a scuola: puntuale, irremovibile, spezzatrice di bei sogni che dopo una notte turbolenta finalmente aleggiano nella mente. Potremmo personificarla così la quindicesima sconfitta del Benevento, maturata ieri pomeriggio alla Dacia Arena di Udine.
Un amaro ritorno alla normalità per la squadraa sannita, nuovamente vittima di errori grossolani, ancora in vena di regali (forse il clima natalizio con tanto di leggerissima nevicata conciliava), che l’Udinese è stata prontissima a scartare e ringraziare.
Sì, perchè forse ciò che fa più male è proprio la “facilità” con cui l’Udinese è riuscita ad ottenere il 2-0 finale. Molti penserebbero, dopo un’affermazione di questo tipo, a una partita dominata dai bianconeri; tutt’altro. i ragazzi di Oddo si sono limitati a concretizzare gli errori di un Benevento che ha deciso di regalare un doppio vantaggio con le sue solite amnesie tecniche e difensive per poi cercare di rimontare, ma con la solita, latente, fase realizzativa.
Se, per molti, il fatto che il Benevento abbia comunque cercato di fare la partita, tirando verso i pali di Bizzarri decisamente di più rispetto a quanto fatto dagli avversari verso Brignoli (di fatto autore di nessuna parata rilevante), e che la mole di gioco espressa non è stata nemmeno orchestrata male nel complesso, siano comunque aspetti positivi, a noi fanno riflettere anche in modo negativo.
È evidente, infatti, di come sia semplice per il Benevento perdere una partita. Come già detto in occasioni precedenti, sono troppe le crepe da “stuccare” con volontà, determinazione e abnegazione, elementi che nonostante il risultato, anche ieri non sono mancati.
Era troppo facile, nei primi tempi, nascondersi dietro questi che ora sembrano solo delle problematiche aggiuntive di qualche gara e che non rappresentano i reali problemi più gravi che questa squadra si porta dietro.
LA PARTITA – Udinese in campo col solito 3-5-2, ben collaudato; il Benevento si schiera a specchio. E’ infatti 3-5-2 anche per De Zerbi, spostando Letizia sulla linea dei centrocampisti a sinistra, e arretrando sulla stessa, a destra, D’Alessandro. In attacco Parigini e Puscas.
Scelte, col senno di poi, discutibili. Sia perchè il Benevento aveva trovato una certa quadratura del cerchio col modulo a lui più congeniale, il 4-3-3, sia perchè l’adattamento di molti giocatori in ruoli non proprio idillici non hanno portato a qualcosa di buono.
Perplessità che riguardano soprattutto D’Alessandro, autore comunque di un buona prova, ma impiegato in un primo tempo a tutta fascia che per un giocatore dalle spiccate doti offensive è di difficile interpretazione difensiva. Troppo spesso è chiamato a un dispendio fisico elevatissimo per tamponare le ripartenze friulane dopo aver condotto la manovra offensiva giallorossa e tutto ciò gli impedisce di essere brillante per tutto l’arco della gara, soprattutto nella ripresa dove avrebbe potuto far male.
Dubbi anche sulla scelta della coppia d’attacco, dove Parigini fa fatica a trovare spunti e posizione nel ruolo di seconda punta. E anche vedendo il modo di giocare del Benevento della prima frazione, una punta vera affiancata a Puscas non sarebbe stata una mossa da buttare via, con più profondità garantita e una presenza maggiore in area di rigore avversaria, dove la moltitudine di cross arrivati erano spesso preda di difensori o del nulla.
Al di là di scelte e moduli comunque, il Benevento ha commesso ancora una volta errori gravi che nessun aspetto tattico può giustificare. I sanniti vanno sotto dopo cinque minuti; cross radente dalla sinistra, D’Alessandro è troppo distante dall’avversario che mette in mezzo indisturbato il pallone, sfera che viene lisciata clamorosamente da Del Pinto (peccato, unico errore in una partita come sempre giocata al massimo delle potenzialità) e che giunge a Barak che complice anche la poca reattività della retroguardia sannita, stoppa e spedisce alle spalle di Brignoli complice anche la deviazione di Letizia.
Benevento che prova a reagire, ma puntuali e terrificanti, iniziano ad arrivare gli errori tecnici di un Costa che adesso davvero fatichiamo a credere come possa giocare a questi livelli. Solito passaggio lemme, pericoloso e male eseguito sulla trequarti campo (dopo che in precedenza aveva tentato di mandare in porta Lasagna col solito lancio in orizzontale a limite dell’area calibrato sui piedi dell’avversario), contropiede dell’Udinese, palla a Lasagna che in diagonale non perdona e fa 2-0.
De Zerbi cambia; nella seconda frazione, dopo il colpo di testa a botta sicura divorato da Letizia, che poteva riaprire il match, esce Parigini per dar spazio ad Armenteros e quindi, a più peso offensivo. Il Benevento non gioca male, almeno dal punto di vista caratteriale,riesce con i suoi esterni a guadagnare spesso il fondo, soprattutto con D’alessandro che regala Memushaj un pallone d’oro, ma l’Albanese in piena area e completamente solo, calcia di prima spedendo alta una nitida opportunità per riaprire la gara.
Il Benevento prova a stringere nell’area di rigore l’Udinese, che tuttavia regge bene e quando può cerca di ripartire velocemente sfruttando gli spazi che i giallorossi offrono; poca cattiveria e molta imprecisione forniscono, però, nessun tiro in porta verso Brignoli. Ultima “emozione”, la punizione indiretta in area affidata ai piedi di Armenteros, che sbaglia mira e scelta di tiro chiudendo un match poco felice anche per lui.
Termina così 2-0, il Benevento ritorna alla consuetudine della sconfitta. La classifica, dopo i risultati delle altre, recita ora -11 dalla salvezza (Crotone quart’ultimo a 12 punti). Certo cambia poco rispetto a prima, ma più giornate passano più la fiammella della speranza va affievolendosi.
Domenica alle 18 arriva la Spal, per rimanere a galla serve necessariamente fare punti al Benevento, possibilmente quei tre che ancora devono essere conquistati per la prima volta nella storia.