Aston Martin: +58% di vendite per un futuro ritorno in borsa

Dopo 8 anni di buio, grazie al piano di ristrutturazione aziendale e al rilancio del marchio, l’Aston Martin ritorna in utile. Nei programmi futuri c’è quello di ricercare un alleato per ritornare in borsa.

Manovre finanziarie ben riuscite grazie al contributo della Investindustrial del finanziere milanese Andrea Bonomi, al sostegno dei fondi kuwaitiani Investment Dar e Adeem Investment e di alcuni azionisti. La Aston Martin può tornare a sorridere con ricavi aumentati del 48% che, tradotti in euro, corrispondono a 992,5 milioni. Ricavi generati dall’aumento delle vendite del 58% avvenuto nel 2017 , 5.117 le vetture consegnate con picchi di vendita in Cina, Nord America e Regno Unito. Cresce anche l’EBITDA ossia l’indicatore utilizzato dal management aziendale per valutare gli utili e le azioni. Margine operativo lordo che raddoppia a 207 milioni ed un utile pre-tasse di 87 milioni.

Dopo risultati finanziari record raggiunti nel quarto trimestre 2017, la casa di Gaydon prepara un piano industriale più offensivo per il 2018. Gira voce che vorrebbero anche produrre un suv per accappararsi quella fetta di mercato dove lei, per adesso, è fuori. Per ora può concentrarsi meglio sul Second Century Plan, ossia un piano industriale che prevede nel 2019 ampliamenti di produzione dello stabilimento di Gaydon. Strategie aziendali che porteranno alla nascita di nuovi modelli come la D11 volante, il top di gamma Vanquish e la più piccola di casa Aston, Vantage. Flussi positivi che permetteranno alla casa gallese di produrre modelli con performance migliori, secondo quanto affermato da Andy Palmer.

Nonostante Mercedes-Benz possieda il 5% del capitale Aston Martin, quest’ultima è alla ricerca di un partner per un ritorno futuro in borsa. Secondo Andy Palmer, ex direttore generale di Nissan ora a bordo con i gallesi, l’azienda cerca di entrare in borsa per utilizzare la somma dei proventi al fine di investirli in nuove tecnologie e di creare un nuovo tipo di azienda. Società che sarà in grado di produrre tra le 7000 e le 14000 unità all’anno. Numeri che consentiranno ad Aston Martin di poter sopravvivere solamente con l’aiuto di una partnership.

Leggi anche:

FCA dice addio al Multijet? Niente motori Diesel dal 2022 in poi