Hellas Verona, cronistoria di una retrocessione annunciata

Mancava solo la matematica, e anche lei purtroppo è arrivata. Il Verona è in Serie B al culmine di una stagione iniziata male e terminata come peggio non si poteva, ma che soprattutto ha lasciato importanti strascichi nell’ambiente, mai così disaffezionato nei confronti della società nella storia recente dell’Hellas. Questa è la nona retrocessione dalla A alla B della storia gialloblu.

IL MERCATO ESTIVO E IL CASO CASSANO – Sono passate da poco le 22.20 del 18 maggio 2017 e al triplice fischio dell’arbitro La Penna di Roma, l’Hellas Verona di Fabio Pecchia è di nuovo in Serie A dopo una sola stagione di purgatorio. Una cavalcata difficile, con un inizio sprint ed un prosieguo più tumultuoso, ma che alla fine ha portato i gialloblu di nuovo nella massima serie. Ma la Serie A, come noto, è un’altra cosa, e affidare la panchina di una squadra che lotta per non retrocedere ad un tecnico alla sua prima esperienza tra i grandi sembra essere quantomeno un rischio, sebbene fosse improbabile un cambio di guida tecnica dopo la promozione. L’annata 2017-18 parte sotto gli auspici più floridi: una squadra giovane con qualche giocatore d’esperienza, mantenendo l’ossatura della Serie B. E per queste ragioni viene deciso di mettere sotto contratto Alessio Cerci (fermo da un anno) e Antonio Cassano (idem). Ed è proprio Cassano ad accendere un grosso dibattito tra i tifosi gialloblu: c’è chi sostiene che sia finito, e chi, al contrario, pensa possa fare ancora la differenza con il pallone tra i piedi. Ma FantAntonio, che in carriera ha fatto vedere lampi di classe infinita, tira fuori l’ennesimo coniglio dal cilindro: ad una settimana dalla firma del contratto decide di andarsene, poi ci ripensa, e alla fine se ne va davvero. Una comica. E a perderci la faccia più di tutti in quell’occasione è stato il DS Filippo Fusco, non riuscendo più a recuperare il rapporto con la piazza.

INIZIO DA BRIVIDI. E PAZZINI? – Tra un addio di Cassano e l’altro, inizia il campionato. Alla prima giornata il Verona affronta il Napoli al Bentegodi e, alla lettura delle formazioni, c’è subito qualcosa che sembra non tornare: Giampaolo Pazzini, il capitano dell’undici scaligero e principale protagonista della promozione con 23 reti, è in panchina. Una scelta quantomeno discutibile, che avrà ripercussioni sul resto della stagione. L’Hellas perde per 3-1 e le polemiche non si placano. Intanto il campionato prosegue, il Verona continua a prenderle a destra e a manca e la rosa messa in piedi dall’accoppiata Fusco-Pecchia sembra non valere la Serie A. Si collezionano figuracce: 5-0 dalla Fiorentina, 3-0 con Roma, Lazio e Atalanta, oltre a sconfitte magari meno nette ma ben più pesanti negli scontri diretti con Chievo, Cagliari e Bologna.

SASSUOLO SPARTIACQUE – Si arriva così alla 13a giornata, ed è in programma Sassuolo-Verona. L’Hellas di Pecchia ci arriva con 6 punti in 12 giornate e con 5 sconfitte consecutive sul groppone. In caso di nuovo tracollo, i bulloni che tenevano salda la panchina del tecnico di Formia sarebbero saltati inevitabilmente. Ed invece il Verona vince per 2-0 grazie alle reti di Bruno Zuculini e Verde con una delle migliori prestazioni stagionali. Sassuolo spartiacque dunque, ma in negativo. Sì, perché non ha fatto altro che illudere che qualcosa sarebbe potuto cambiare. Da lì in poi il Verona continua a zoppicare, perde in casa con il Genoa e si fa rimontare nel finale a Ferrara, strapazza il Milan al Bentegodi per poi cadere mestamente sette giorni dopo al Friuli di Udine. Ed intanto qualche mal di pancia comincia a far rumore.

CROTONE E IL MERCATO DI GENNAIO – Bene o male si arriva al mercato di riparazione con la squadra in difficoltà, ma in piena corsa per la salvezza. Il tempo per salvarsi ci sarebbe, ma le idee a quanto pare no. La dirigenza scaligera avalla decisioni quantomeno discutibili, come lasciar partire Bessa e Pazzini perché ai ferri corti con Pecchia, cedere Bruno Zuculini al River Plate e Caceres alla Lazio, sostituendoli con Matos, Petkovic, Aarons e Vukovic (unico elemento di spessore). E proprio Caceres è stata un’altra spina nel fianco nel rapporto tra Fusco e l’ambiente. Tesserato ad agosto per fare un favore all’amico Lotito, Caceres si dimostra fin da subito l’elemento di maggior qualità nella retroguardia del Verona, sebbene venisse da un anno e mezzo di completa inattività. Ma una volta arrivato il mercato di gennaio, e nonostante le continue smentite di Fusco, l’ex difensore di Barcellona e Juventus passa ai biancocelesti, togliendo al Verona un elemento di indubbio valore. E con il mercato in pieno svolgimento, il 21 gennaio è il giorno dello scontro diretto con il Crotone, una partita assolutamente da vincere sia per la classifica, sia per placare i già bollenti spiriti di un ambiente in subbuglio. Ed invece va male, anzi malissimo: Romulo e compagni cadono in casa per 3-0, la curva contesta e Pecchia sembra ad un passo dall’esonero.

LA GRANDE ILLUSIONE – Ancora una volta Pecchia sembra spacciato, ma il fato (sotto nome di Maurizio Setti) gli concede un’altra possibilità. La settimana seguente il Verona sbanca Firenze con un 4-1 clamoroso e l’ex vice di Benitez salva ancora la pelle. Da lì in poi qualcosa sembra cambiare, nonostante arrivino tre sconfitte consecutive contro Roma, Sampdoria e Lazio (che sulla carta ci potevano stare), la squadra appare più aggressiva e compatta, meno perforabile, con una quadratura finalmente trovata. Ed è così che, grazie a due belle vittorie contro Torino e Chievo, gli uomini di Pecchia riaprono il discorso salvezza, creando il sospetto che le scelte fatte in sede di mercato di gennaio potessero essere state azzeccate; come noto, però, sarà solo una bellissima illusione.

BENEVENTO E FUSCO SE NE VA – Dopo la vittoria nel derby, il Verona sembra avere il vento in poppa ed un calendario, rispetto alle dirette concorrenti, leggermente favorevole. Ma i valori, purtroppo e per fortuna, alla lunga vengono fuori. Nel momento più importante e delicato della stagione l’Hellas crolla verticalmente: sconfitta per 5-0 contro l’Atalanta, 3-0 contro l’Inter e con il medesimo risultato si sbriciola anche contro il fanalino di coda Benevento. Proprio la sconfitta con l’ultima della classe è la goccia che fa traboccare il vaso: il DS Fusco si dimette non prima di aver pesantemente esternato il proprio malumore allo spogliatoio, mentre la Curva Sud organizza un’importante contestazione ai danni di squadra, dirigenza e allenatore prima, dopo e durante la partita con il Cagliari. Proprio con i sardi l’ultimo colpo di coda grazie ad un rigore di Romulo, prima delle sconfitte contro Bologna, Genoa e Spal che tolgono le speranze di poter essere anche l’anno prossimo ai blocchi di partenza della Serie A.

RETROCESSIONE INEVITABILE. E ORA? – La partita con il Milan ha sancito l’inevitabile e meritata retrocessione dei gialloblu al termine di uno dei campionati più brutti e deludenti della storia ultracentenaria del Verona. E adesso che succede? Fusco ha già salutato, Pecchia lo farà a breve. E Setti? Resterà al timone dell’Hellas, ma occorrerà una vera programmazione. Serve cambiare pagina alla svelta e, soprattutto, serve non sbagliare le scelte. Allenatore e Direttore Sportivo saranno colpi da non fallire per poter provare subito la scalata alla Serie A, categoria che per storia e tradizione Verona e la sua gente meritano di diritto. Qualche nome si sta già facendo, Setti si prenda il suo tempo e non sbagli. E soprattutto si riparta dal patrimonio più grande che questa società possiede, da sempre: i suoi tifosi.

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