Benevento Calcio 2017-18: Top e Flop della stagione della Strega

Stagione appena conclusa per il Benevento, è tempo di bilanci. Primo anno della storia in Serie A per la strega, che si è concluso in modo amaro. Una retrocessione decisa dai diversi errori commessi ad inizio stagione e figlia di un girone d’andata da incubo, in contrasto con uno di ritorno in cui il Benevento risulterebbe salvo.

Andiamo a scoprire quindi insieme i top e i flop della stagione 2017-2018 della strega.

I FLOP

VID BELEC: Male, malissimo. Non ricordiamo una prestazione in cui l’estremo portiere sloveno abbia contribuito a tenere in piedi il Benevento. Al contrario errori, tecnici e mentali si sono susseguiti con una recidività impressionante, culminati con la partita di Torino, dopo la quale viene mandato in prestito alla Sampdoria e verrà sostituito da Puggioni.

GIANLUCA DI CHIARA: Quando è stato acquistato in molti erano felici del suo arrivo. Il buon campionato disputato a Perugia ne aveva fatto uno dei terzini più promettenti della serie cadetta. L’impatto in A col Benevento è stato però terribile. Sbavature difensive macroscopiche e decisive, propensione offensiva scarsa e qualitativamente inadeguata alla categoria.

ANDREA COSTA: Forse il peggiore di tutta la rosa. Acquistato come il difensore che dovesse garantire esperienza al reparto arretrato, si è dimostrato il meno sicuro. Fin dalla prima partita è Lucioni che ha guidato Costa e cercava di rimediare alle falle, tragicomiche, del compagno. Fino a quando è arrivata la squalifica prima della trasferta di Crotone, e Costa si ritrova solo. Errori come quello con il Bologna (andata e ritorno), Sassuolo, Lazio per citarne solo alcuni, ma potremmo stare qui fino a domani, resteranno scolpiti nella memoria di tutti.

ACHRAF LAZAAR: Giunto a Benevento agli sgoccioli della sessione estiva di mercato, sembrava l’uomo giusto per garantire fisicità e qualità alle fasce del Benevento. In realtà arriva svogliato, in campo il suo non impegno è irritante. Ben altro giocatore rispetto a quello dei tempi di Palermo, viene messo ai margini e poi definitivamente fuori rosa.

DANILO CATALDI: Magari non è stato il peggiore fra tanti come rendimento, ma le aspettative su di lui erano davvero tante. Forse questo il problema? Cataldi è un centrocampista che ha fatto davvero troppo poco. Mai una presa di responsabilità, mai una giocata o un cambio di passo che un centrocampista da 1 milione e mezzo all’anno, chiamato ad essere quel valore aggiunto fondamentale per una squadra come il Benevento dovrebbe saper dare. Sicuramente già nella seconda parte dell’anno ha reso un po’ meglio in un contesto migliorato, ma Danilo deve crescere e non poco, prima di personalità e poi di qualità.

VITTORIO PARIGINI: Tutto fumo e niente arrosto. Viene impiegato poco ad inizio anno, lui reclama spazio, ma quando viene chiamato in causa non si dimostra una volta determinante. Tante, troppe giocate sbagliate, troppe le idee confuse, troppo il pretendere numeri o azioni artificiose e complicate che forse non ha nel suo bagaglio tecnico. Peccato, perchè forse potenzialmente può avere belle caratteristiche per diventare un buon esterno d’attacco. Ma manca proprio la concretezza ed è quella, alla fine, che fa la differenza.

PIETRO IEMMELLO: Arrivato a peso d’oro, Iemmello aveva il compito di risollevare un attacco orfano di gol e colmare l’addio di Fabio Ceravolo, bomber della serie cadetta che Benevento non dimenticherà mai. Non riesce minimamente nell’impresa. Poco impegno e tanta sufficienza stucchevole nella prima parte di stagione, rendimento anche favorito da una precaria e costante forma fisica, soprattutto per un problema al ginocchio mai sparito del tutto. Fa leggermente meglio nella seconda parte di stagione, ma per quanto il Benevento ha investito è davvero troppo poco. Ci auguriamo che con l’intervento a cui si è sottoposto al ginocchio, abbia messo fine a tutti i suoi problemi e a dimostrare di essere un attaccante su cui fare affidamento.

SAMUEL ARMENTEROS: Il suo arrivo a Benevento è stato particolare; la sua figura più che altro, aveva suscitato un legame quasi a fiducia con questo giocatore, chiamato ad essere l’uomo in più che non ti aspetti dell’attacco giallorosso. Poche le prestazioni però che incidono. La squadra forse viveva il periodo peggiore dell’anno, e questo non ha aiutato, ma lo svedese ha dimostrato ancora di non essere pronto per un campionato tosto come la serie A. Dopo un gol al Sassuolo, Armenteros sparisce piano piano fino a quando viene spedito in America a Gennaio.

LEDIAN MEMUSHAJ: Doveva dare qualità ed estro al centrocampo beneventano. Due o tre prestazioni buone, per il resto una meteora. Tante prove incolore, poca grinta, idee annebbiate. Un giocatore che poche volte ha spauto trasmettere voglia di giocare al calcio. E per colpa di questo atteggiamento, spesso anche le sue giocate ne hanno risentito a livello qualitativo.

I TOP

GAETANO LETIZIA: Qualche errore lo ha commesso anche lui indubbiamente, ma le cose positive sono tante e meritano di essere sottolineate. La prima è l’impegno. Letizia ha dato davvero l’anima sempre, in ogni partita, con i suoi pregi e i suoi difetti. Spinta offensiva costante e determinata, sempre l’ultimo ad arrendersi, anche buone giocate a livello individuale. E’ sicuramente uno che non ha paura di giocare Gaetano, che se riuscisse a limare qualche sbavatura in fase difensiva potrebbe davvero diventare un giocatore completo. Sicuramente il più costante del reparto arretrato nell’offrire buone prestazioni.

SANDRO RANIERE: Il faro del centrocampo e di una squadra della seconda parte di stagione. Arrivato nel mercato di riparazione, Sandro Raniere ha preso in mano le redini della compagine di De Zerbi. Un giocatore di livello ampiamente superiore, elegante, tosto, sempre lucido. Una condizione non sempre ottima ha pregiudicato di tanto la carriera del brasiliano. Per la qualità e il carisma che ha, sicuramente potrebbe ambire a ricalcare i campi di Champions League che ha già disputato col Tottenham.

NICOLAS VIOLA: Stagione davvero positiva per il “Pirlo dello stretto”. I dubbi ad inizio anno c’erano; più che altro per il passo della serie A notevolmente diverso da quello della cadetteria. Molte volte questo Nicolas lo ha pagato, ma la sua qualità, il suo estro, la sua visione di gioco lo hanno portato a guadagnarsi meritatamente una maglia da titolare. Viola si è dimostrato un centrocampista completo e adatto alla categoria. Aiutato da compagni che gli assicurano anche quantità risolverebbe i problemi di tante squadre in massima serie. Speriamo di no e che rimanga ai piedi della dormiente.

ENRICO BRIGNOLA: La nota più lieta della stagione. Enrico Brignola, classe 99, frutto del vivaio giallorosso. Una vita vissuta nel Sannio, è riuscito a coronare il sogno di esordire in massima serie con la maglia giallorossa. E che esordio. Brignola diventa uno dei giocatori più importanti del Benevento di De Zerbi. Corsa, impegno, giocate. Riesce tutto al folletto Brignola che in un attimo diventa l’idolo di una tifoseria. Il suo impegno è commovente, le sue giocate impressionano la serie A e anche la Nazionale under 20 che lo premia con la convocazione. E adesso Enrico è pronto a fare il suo esordio anche con l’Under 21. Continua su questa strada ragazzo.

CHEICK DIABATÈ: 1,94 di statura. Fisico più assomigliante ad un cestista che un calciatore. Cheick Diabatè è il miglior realizzatore di stagione del Benevento. Incredibile il rendimento del gigante maliano; 8 gol in 10 presenze (nemmeno tutte da titolare), media gol minuti giocati più alta in Europa. Due doppiette, con Juventus e Sassuolo. Quello che all’apparenza può sembrare un giocatore dalle movenze poco fluide e sgraziate, nasconde un istinto killer e una percentuale realizzativa da bomber di altri tempi. Da solo, in 10 presenze, ha fatto più gol di tutti gli altri attaccanti della strega messi insieme, in squadra da inizio anno. Le monstre, Cheick Diabatè.

FILIP DJURICIC: Disegna e inventa calcio. Ai margini del progetto Sampdoria, il serbo rinasce nella città delle streghe. i suoi strappi sono impressionanti, mette in difficoltà qualsiasi difesa, giocate di una bellezza semplice e naturale. Peccato non vederlo la prossima stagione con la casacca giallorossa, ma onestamente, per quanto dimostrato, merita ben altri palcoscenici rispetto alla B.

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