Dopo la sospensione dei campionati europei di calcio e il rinvio delle Olimpiadi, anche il mondo del tennis è stato costretto ad arrendersi alla pandemia derivata dal Coronavirus. La 134esima edizione di Wimbledon, il torneo più prestigioso e famoso del tennis internazionale, che si sarebbe dovuto svolgere a Londra dal 29 giugno al 12 luglio 2020, è stata annullata e rinviata all’estate 2021.
Dopo varie riunioni, la All England Lawn Tennis Club, che da oltre un secolo organizza il torneo londinese, alle ore 16.00 dell’1 Aprile, con una nota pubblicata sul sito ufficiale, ne ha annunciato la cancellazione:
“È con grande rammarico che il consiglio principale dell’All England Lawn Tennis Club (AELTC) e il comitato di gestione dei Championships 2020, hanno deciso oggi che i campionati 2020 saranno annullati a causa di problemi di salute pubblica legati all’epidemia di coronavirus. I 134esimi Championships andranno in scena dal 28 giugno all’11 luglio 2021… La salute e la sicurezza di tutti coloro che permettono lo svolgimento del torneo sono la nostra priorità. Incluse, ovviamente, quelle del pubblico che proviene da ogni parte del mondo… La cancellazione del torneo è la migliore decisione nell’interesse della salute pubblica. Abbiamo responsabilità nei confronti dello sforzo che sta facendo la società per affrontare questa sfida globale…”.
Il Torneo di Wimbledon è il più antico evento nel mondo del tennis. Terzo torneo del Grande Slam in ordine cronologico annuale, l’unico ad essere giocato sull’erba, è preceduto dall’Australian Open e dal Roland Garros e seguito soltanto dagli US Open, in programma a fine agosto.
Dal 1877, solo in occasione delle due guerre mondiali il torneo non si è disputato: per quattro anni (dal 1915 al 1918) durante la Grande Guerra e per sei anni (dal 1940 al 1945) nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Dal “Sono devastato” di Roger Federer al “Sono scioccata” di Serena Williams, tante le reazioni dei Top Player alla notizia dell’annullamento del terzo Grande Slam della stagione, che rimarrà inevitabilmente nella storia di questo sport, pur non essendosi giocato.
Biagio de Giovanni
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