Quando si dice che è destino. Ho avuto il piacere di conoscere quella città 7 anni fa. In un primo momento non mi fece una bella impressione, e mi ricordo che le prime cose che notai erano: una bandiera gialloblù, delle strisce di stoffa appese sempre del medesimo colore e una grande “B” stampata sul muro. Nonostante ciò, non riuscivo a capire del perché di tutti quei colori che, malgrado tutto, mi trasmettevano carica. Insomma ero un bambino di soli 12 anni che conosceva solo la Serie A e non poteva mai immaginare che un mese prima la Juve Stabia aveva vinto i play-off contro l’Atletico Roma.
Comunque, quel giorno coincideva con quello del mio primo provino; proprio nelle giovanili della Juve Stabia, precisamente negli allievi. Per mia fortuna quella giornata finì con una grande soddisfazione, facevo parte della famiglia stabiese.
Indossare quella maglia è stato un qualcosa di unico, mi viene il freddo addosso solo a pensarci, per poi affrontare avversari come il Napoli, Avellino, Benevento, Aversa Normanna, Sorrento ecc. Ammetto che però non avevo dei bei rapporti con i miei compagni stabiesi, ero considerato come uno sconosciuto, un estraneo, forse perché non stavo ancora apprezzando la mentalità del mondo stabiese e vedevo Castellammare di Stabia come tutte le altre città. Confesso che un po’ era così, ma mi stavo abituando a quello stile di vita.
La prima volta allo stadio “Romeo Menti” è stata per assistere alla partita Juve Stabia-Vicenza, con vittoria dei padroni di casa per 1-0. Ricordo in modo sfocato giocatori come: Marco Sau, Mbakogu, Danïlevicius, Caserta, Mezzavilla. Ero in tribuna insieme al mio mister e ai miei compagni di squadra, quando alla fine del primo tempo, rimasi tutto il tempo dell’intervallo a guardare la Curva Sud, affascinato dai loro cori. Tutt’oggi mi sono rimasti impressi nella memoria due in particolare: “ Dai dai Stabia alé, Stabia vinci per noi” e “ Stabia io canto per te”. Contemporaneamente, mentre io rimanevo incantato, gli occhi del mio mister fissavano i miei, come quelli di un padre che rimane contento a vedere un proprio figlio capire l’importanza di un qualcosa che realmente è, una religione che Castellammare di Stabia onorava e onora.
Si chiude una porta. Le cose belle non dovrebbero mai finire, ma purtroppo la parentesi Juve Stabia finì dopo un anno, come finì anche il mio terzo anno di scuola media. Quando incominciai le superiori feci le prime amicizie proprio con due ragazzi di Castellammare di Stabia, amanti della Juve Stabia. Piano piano mi accorgevo che su 20 alunni, 15 erano stabiesi. L’aspetto emozionante era che nelle 6 o 5 ore di scuola, improvvisamente, dal silenzio più tombale, si alzava un coro targato Juve Stabia, che poteva durare per tutta la mattinata se la professoressa o il professore non si faceva sentire per ristabilire l’ordine. I miei compagni stabiesi avevano l’abilità di trasformare una classe in una vera e propria curva in pochi secondi; una simulazione perfetta. Sono stati quei due primi anni di scuola superiore a farmi apprezzare fino ad amare quello stile, la Juve Stabia, ma anche la loro città, come l’amano loro e guai a chi la tocca. Credetemi, ho provato a fare dei paragoni tra le città solo per ammirare il loro principio di appartenenza. Così Castellammare è diventata una delle mie mete preferite il sabato sera.
Il caso ha voluto che dopo oltre 7 anni, quando ormai avevo dato l’esame di maturità e iniziato l’università, si presentasse il progetto Y. Gestire una pagina sportiva su Facebook. Una pagina che doveva rappresentare una squadra di calcio. Per sapere quale squadra di calcio quella pagina doveva rappresentare, bisognava rispondere ad una semplice domanda sul cellulare: “quale squadra tifi?”. Era una domanda a risposta multipla, di cui le risposte erano: Salernitana, Avellino, Napoli, Benevento, Paganese, Nocerina e Juve Stabia. Io istintivamente misi proprio la squadra gialloblù, iniziando a gestire la pagina “Juve Stabia YSport”.
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Dedicando il mio tempo a questa fanpage, mi venne la voglia di riprovare il brivido che trasmetteva il “Romeo Menti”.
Così grazie a quella mia amicizia nata nei primi due anni di scuola superiore, ho assistito alla partita Juve Stabia-Casertana in “Curva Sud”. Mentre cercavo di imparare in quel momento quelli che per me erano i nuovi cori, mi è passata davanti agli occhi, quella che è stata la mia storia con questa squadra e con la città. Dalle giovanili di calcio, Juve Stabia-Vicenza, le scuole superiori, le amicizie, i cori, i colori, il calore, la pagina Facebook, fino ad arrivare alla partita che stavo seguendo.
Sono arrivato ad una conclusione: non sarò uno stabiese DOC nato a Castellammare, ma mi sento come un figlio adottato da questa città e dai suoi valori.
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