Udinese, tutti gli errori di un disastro annunciato

Una serie di circostanze sfortunate e decisioni scellerate hanno portato l’Udinese a trovarsi in una situazione critica nella classifica di Serie A. Nove partite, zero vittorie, sei pareggi e tre sconfitte: sono numeri che pesano come macigni sul morale di una squadra e sulla pazienza di una tifoseria. Ma cosa ha causato un simile disastro? Come è possibile che una squadra con una storia e una tradizione come quelle dell’Udinese si trovi in una simile situazione?

Il problema offensivo

Iniziando dal settore offensivo, è innegabile che la mancanza di gol sia uno dei problemi più evidenti. Cinque gol in nove partite è un dato che parla da solo. Sono andati via giocatori chiave come Beto, il quale è stato ceduto l’ultimo giorno di mercato senza un sostituto adeguato. È arrivato Davis, con un curriculum di scarso valore che parla da solo e che, per giunta, è stato infortunato fino a pochi giorni fa. La sfortuna ci ha messo del suo, con gli infortuni a lungo termine di Deulofeu e Brenner, ma probabilmente andava fatto qualcosa in più. Lorenzo Lucca, il giovane attaccante designato come erede di Beto, è stato finora inefficace. Questa carenza di potere offensivo si riflette inevitabilmente nella classifica e nella fiducia dei giocatori. I numeri parlano chiaro: cinque gol realizzati, di cui due da Samardzic (un centrocampista), uno da Lucca, un calcio di rigore (Thauvin) e un autogol.

I movimenti con il Watford e la gestione Pereyra

Non è solo l’attacco a preoccupare, ma anche la difesa. Becao, un punto di riferimento difensivo, non è stato adeguatamente sostituito. La partenza di Udogie, un altro elemento di valore, era prevista da tempo, ma il club sembra non aver avuto piani per colmare il vuoto lasciato, a parte spostare Kamara e Kabasele dall’altra squadra della famiglia Pozzo, il Watford. L’Udinese ha sborsato 19 milioni di euro per portare in bianconero l’esterno. Per di più, si è trattato di una transazione condotta su cifre abnormi rispetto al valore del calciatore, che dal Watford era stato acquisito durante il mercato invernale 2022 (proveniente dal Nizza) per 6 milioni. La situazione di Pereyra, poi, è indicativa di una mancanza di programmazione e di una certa confusione a livello dirigenziale. Un calciatore con il suo contratto scaduto che viene riacquistato a settembre senza aver partecipato alla preparazione estiva è un segno di un’organizzazione che naviga a vista.

La responsabilità della dirigenza

La famiglia Pozzo, che possiede il club, non può esimersi dalle proprie responsabilità. L’approccio di acquistare “sconosciuti” sperando che si rivelino talenti nascosti non è più sostenibile. Manca una visione a lungo termine, una strategia che vada oltre la semplice sopravvivenza in Serie A. Il recente esonero di Andrea Sottil, l’allenatore, sembra più un tentativo disperato di invertire la rotta che una mossa ponderata. Tuttavia, come dimostrano i fatti, il problema è più profondo e radicato, e richiede un’analisi accurata e complessa da parte della dirigenza.

Il disastro dell’Udinese non è una fatalità ma il risultato di errori multipli e di una mancanza di visione strategica. Dall’inadeguata sostituzione di giocatori chiave, all’incapacità di costruire una squadra solida e competitiva, fino alle decisioni dirigenziali discutibili, il club è vittima di una serie di scelte errate che hanno contribuito al suo declino. È tempo che la famiglia Pozzo rifletta seriamente su queste questioni se vuole evitare ulteriori disastri e garantire un futuro più roseo per il club. La retrocessione è uno spettro concreto quest’anno dopo ben 28 anni di permanenza.

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