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La “Superlega all’italiana” è servita: la nuova Coppa Italia fa schifo

Prendere esempio dagli inglesi, sì, ma qualcuno si sarà confuso. Probabilmente perché la League Cup inglese cambia nome ogni anno (Carling Cup, Capitol One Cup, Carabao Cup ecc…) per questioni di sponsorizzazioni e i nostri cari consiglieri di Lega Serie A avranno pensato di creare una competizione più appetibile. Più appetibile per chi? Per le televisioni? Per gli stakeholders? Una coppa che da anni non ha più senso di esistere e che le big puntualmente snobbano. E non è di certo creando una coppa d’elité per 40 squadre che la musica cambierà. Anzi.

Il concetto è identico a quello che qualche settimana fa tutto il mondo del calcio ha criticato. Dove sono oggi i club italiani di Serie A che si sono riempiti la bocca, e non solo, con comunicati e slogan (“Il calcio è dei tifosi”, “Il calcio è della gente”) contro Juventus, Milan e Inter per la creazione di quell’obrobrio della Super League? Questa nuova Coppa Italia non vi sembra che si fondi sullo stesso criterio insensato? Non abbiamo capito in che modo il calcio sia della gente se i tifosi di un’Alessandria qualsiasi non possano sognare una notte a San Siro.

La nuova Coppa Italia è una cagata pazzesca, per dirla alla Fantozzi. In effetti questa riforma ci sembra proprio una scelta fantozziana. Come sempre, in Italia copiamo male.

Il ragionier Fantozzi quando ha saputo della riforma della Coppa Italia

Gli inglesi, dicevamo. Da sempre si indica il “modello inglese” della FA Cup per un’eventuale riforma della coppa nostrana. Nessuna testa di serie, accoppiamenti casuali sin dal primo turno, possibilità per squadre di serie minori di affrontare in casa o in trasferta i grandi club della Premier League. Ogni anno una storia diversa da raccontare.

Ripensate alla squadra in cui siete cresciuti, quella del vostro paese. Immaginate di poter ospitare nel vostro campo il Tottenham di Josè Mourinho

Citiamo Marine-Tottenham di quest’anno ma di esempi ce ne sarebbero tantissimi. In un anonimo terzo turno un Manchester United può ritrovarsi a giocare in un campetto di periferia e rischiare di fare una figuraccia. In Inghilterra esistono due coppe nazionali: la prima, la storica e inimitabile F.A. Cup, organizzata dalla Federazione. La competizione più antica del mondo, a cui partecipano oltre 700 squadre. Dal primo all’ultimo gradino della gerarchia inglese del football. L’altra, l’anonima League Cup, organizzata dalla Lega, a cui prendono parte soltanto i 92 club professionistici. Inutile sottolineare quale delle due sia più seguita sia in Gran Bretagna che in tutto il mondo.

La partita tra Man Utd e Norwich in FA Cup batte ogni record con 6,4 milioni di spettatori sulla BBC

Parliamo di dati: nella stagione 2019-2020 i sette eventi calcistici più visti in TV in Inghilterra sono stati sette partite di FA Cup. Perché il calcio che ci fa innamorare e che ci tiene incollati allo schermo è quello che racconta storie, quello che racconta di Davide contro Golia, il più debole che ha una speranza, un sogno, di battere il più forte. I Chelsea-Manchester City vogliamo vederli, giustamente, in finale di Champions League o in campionato a contendersi il titolo.

L’attuale format che premia la squadra migliore attrae il pubblico del calcio dai quarti di finale in poi, dove si registrano picchi di share. I turni precedenti sono completamente snobbati. Ovvio, se la partita in questione si gioca tra Pizzighettone e Pergolettese (con tutto il rispetto). Praticamente, la Coppa Italia attuale è composta da 4 partite. Citiamo l’impresa dell’Alessandria, arrivata fino alle semifinali della competizione nel 2016. Le due sfide contro il Milan fecero registrare ben 4,3 milioni di telespettatori, numeri ovviamente più bassi rispetto a un quarto di finale Inter-Milan (quello di Ibrahimovic contro Lukaku) che quest’anno è arrivato fino a picchi di 8 milioni di spettatori. Ma non da buttare via, vista la differenza sostanziale delle squadre e delle città protagoniste.

Il problema reale è che la Lega di Serie A pensa alla creazione del prodotto commerciale soltanto dal punto di vista dei bacini d’utenza raggiungibili in tv. È davvero così bello vedere un Napoli-Spal con il Diego Armando Maradona semivuoto e la squadra di A in campo con le riserve? A che prodotto state puntando? Come mai un Marine-Tottenham in FA Cup, un Holsten Kiel-Borussia Dortmund in Germania, un Alcorcòn-Real Madrid in Spagna sono visti in tutto il mondo?

La soluzione non è estromettere i club di Serie C e Serie D. La soluzione è renderli appetibili, renderli prodotto. Trasformare anche i primi turni in un’occasione commerciale. Essere vicini ai territori, dove il calcio si gioca nei campetti delle più minuscole scuole calcio, nelle strade, nei campetti da prenotare con gli amici. Una visione più ampia, provinciale ma allo stesso tempo globale. Il problema di share delle fasi finali non si porrebbe, perché le squadre migliori arriverebbero comunque fino in fondo. I derby tra Inter e Milan ci sarebbero lo stesso, così come la Juventus in semifinale e finale. Senza però distruggere i sogni delle piccole squadre di Serie C e dilettantistiche che ogni anno compiono sacrifici immensi per tenersi in piedi.

“Per fortuna Fantozzi è anche altro. Al di là, forse, delle intenzioni del suo creatore, sotto quel cappotto siberiano batte un cuore“, diceva Gramellini sul ragioniere più famoso d’Italia. Speriamo solo che anche nell’Assemblea di Lega di Serie A o in FIGC batta il cuore del vero calcio.

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