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Benevento-Cremonese: sarà piacere “cinetico” o piacere “statico”?

Fondamento della filosofia di Epicuro è la sua teoria del piacere ritenuto come il “sommo bene”. Secondo questa visione, esiste un piacere cosiddetto “cinetico”, dalla durata pressoché breve o istantanea più legato alla soddisfazione dei sensi, e un secondo detto “statico” dalle caratteristiche più durevoli, che invita ad accontentarsi al momento di ciò che si ottiene, non attendendo un qualcosa di meglio che teoricamente potrebbe arrivare, ma godendosi di quello di cui si dispone, pronti a non avere rimorsi e senza preoccupazioni per l’avvenire.

Visioni filosofiche che se parallelamente affiancate a quelle più “materiali” del calcio, riconducono sotto la voce unica di piacere (non giriamoci intorno o prendiamoci in giro che non sia principalmente questo) quella dei tre punti da conquistare domenica dopo domenica. Ed ecco, che a questo piacere supremo, ci si divide: fra chi ottenendolo, in qualsiasi modo, si gode ciò che si ha, seguendo la teoria statica e chi invece vorrebbe arrivarci in modo sempre migliore per goderne a pieno.

E quanto il calcio, per quanto possa essere considerato “materiale” (ma per noi non lo è affatto), sia anch’esso filosofia di vita e potente mezzo di confutazione lo si può capire da queste righe di spiegazione.  Perché spesso nel calcio piacere statico e piacere dinamico sono l’esatto opposto. Perché ciò che si ottiene soddisfando anche la componente sensoriale spesso porta a successi più duraturi a discapito di piaceri raggiunti con quel minimo che si ha avuto, senza aver paura di non riuscirci più in futuro.

Discorsi e problematiche filosofiche ma concrete, che vedono in ballo il Benevento di mister Bucchi in un periodo in cui si fa fatica a prendere una strada fra il cinetico e lo statico. Perché se è vero che in un campionato così difficile ed equilibrato la teoria “basta che si vince” talvolta è indispensabile e fondamentale, alla luce anche di una classifica per ora in linea con quelli che sono i sogni dello Stregone e per cui occorre rimanere più attaccati possibile, è altrettanto veritiero che nel corso di un campionato possa dimostrarsi una teoria destinata a non essere sufficiente per arrivare al massimo risultato.

Ecco quindi come filosofia calcistica e filosofia Epicurea possano “cozzare”. E ci si chiede, dopo l’altrettanto epicurea vittoria contro il Livorno, che tipo di piacere il Benevento raccoglierà nel match contro la Cremonese. O sarebbe meglio dire proverà; perché per assodato non c’è nulla e se il piacere di cui parliamo è riconducibile alla conquista dei 3 punti nel calcio i conti si fanno alla fine. Ancor di più se al Ciro Vigorito si presenta la squadra grigio rossa di Mandorlini, ancora imbattuta in questo campionato, distante due lunghezze dai sanniti e miglior difesa del torneo con appena quattro reti subite. Squadra tosta, cinica e quadrata, sinonimo di equilibrio e capacità nel leggere le partite, caratteristica lacunare dei giallorossi ancora alla ricerca della giusta amalgama.

Test che metterà alla prova un Benevento capace di andare sempre in gol dall’inizio di questo torneo, ma che dalle ultime tre partite fatica ad essere incisivo con regolarità; testimonianza, le ultime due marcature arrivate direttamente da calcio piazzato, con la punizione di Viola a Pescara e il colpo di Coda dal dischetto con il Livorno.

E alla luce di ciò e del momento analizzato, forse un’altra vittoria alla “epicurea” non dispiacerebbe ad un Benevento che con una partita in meno è lì, magari con gli abbaglianti spenti, ma con luci di posizioni vigili su quelle che sono le zone nobili che ripropongono un’impresa.

Benevento, se sarà Piacere, sarà “Statico” o “Cinetico”?