Fusco al Corriere di Verona: “Pazzini ha frainteso le mie parole”

Torna a parlare Filippo Fusco. L’ex direttore sportivo dell’Hellas Verona, in un’intervista esclusiva al Corriere di Verona, ha raccontato la sua esperienza in gialloblu.

Queste le sue dichiarazioni: “Le dimissioni di Benevento? In quel momento ho agito di pancia. Speravo di togliere degli alibi ai giocatori, ma non è servito a nulla, purtroppo. Io protettore di Pecchia? Ho lasciato per dare piena libertà a Maurizio Setti di valutare cosa fosse il meglio per il Verona. Toccava a lui decidere: non volevo che si pensasse che la conferma di Pecchia dipendesse dalla mia presenza. Non ho continuato a frequentare Peschiera dopo le dimissioni. Soltanto ipotizzarlo è offensivo. Sono passato da Peschiera un paio di giorni dopo Benevento per salutare i giocatori e non ci sono più stato. Né ho più chiamato calciatori o dirigenti. Pentito di aver difeso Pecchia così a lungo? Non mi sono esposto in suo favore per amicizia. A Napoli mi spesi per Zeman, che non era mio amico, idem a Bologna con Lopez. Pecchia per me aveva in mano la squadra, era l’uomo giusto per l’Hellas dopo quanto fatto l’anno prima. La promozione non è mai scontata. Tralasciando questo, ho sbagliato molto. ante cose le farei in modo diverso. L’operazione Caceres, intanto, e poi chiuderei per Cutrone. Consegnerei all’allenatore una rosa più completa già in ritiro“.

Capitoli Cassano e Pazzini: “Cassano? Mi assumo la responsabilità. Non ho capito che Antonio, fuoriclasse formidabile, non faceva al caso nostro. Ho ceduto a una suggestione. Pazzini? Mi dispiace che abbia frainteso. Ho detto che in A non poteva essere decisivo come in B, tutto qua. Non lo ritengo finito, anzi. Con lui sono sempre stato trasparente. Perché Pazzini rimase in panchina alla prima col Napoli? Sono scelte di competenza del tecnico. Il Verona giocò una buona gara, perse con un Napoli in gran forma. Fu negativo per tutti vedere il Pazzo, il capitano, indicare con un gesto polemico Pecchia dopo l’1-3 su rigore. Da lì in poi è venuta meno la compattezza ambientale e si è creata una frattura mai più ricomposta con il giocatore. Poi a gennaio è andato via, come altri giocatori che volevano lasciare Verona, quali Bruno Zuculini e Bessa. Forse dovevamo fare uno sforzo economico e provare a trattenere Caceres, mentre Cerci e Kean hanno scontato gli infortuni. Setti con franchezza mi ha sempre detto che occorre mantenere il rigore di bilancio. Secondo voi non mi sarebbe piaciuto prendere qualche campione? Ma l’azienda va tutelata“.

Un altro punto di rottura tra Fusco e la piazza è stato sicuramente l’addio di Luca Toni: “Toni ha fatto la storia dell’Hellas, però deve ancora capire cosa vuol fare dopo la carriera da professionista. I suoi attacchi personali mi hanno amareggiato. Un dirigente deve saper mettere da parte l’ego ed essere sempre a disposizione del club. Soprattutto nelle difficoltà. Cosa deve fare il Presidente ora? A Setti ho dato un consiglio fin dal primo giorno: completi l’organigramma societario. Aggiunga una figura di comando, un dg, com’è stato Giovanni Gardini. Per un presidente che non ama esporsi è determinante avere un riferimento di quel tipo. D’Amico prossimo direttore sportivo? Non ci sono io dietro a tutto questo, è ridicolo pensarlo. Non ho più niente a che fare con il Verona. Tony dovrà migliorare, ma ha grandi qualità. Setti l’ha conosciuto e apprezzato. Se punterà su D’Amico sarà per una sua valutazione. Per quanto mi riguarda, perderò un collaboratore prezioso. La società è sana, non ha esposizioni con le banche. Questa è una grande forza. Ci si guardi attorno: tanti club sono in crisi. Poi il calcio è imprevedibile, la salute dei bilanci no. Ho lasciato il Verona con i conti in ordine e la mia coscienza è a posto. All’Hellas ho dato tutto me stesso“.

 

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