Riforma Serie C: nuovo format a Girone Unico dalla stagione 2024-25?

La riforma della Lega Pro non è più una necessità, è un’esigenza. Sembra esserlo, finalmente, anche per la Federcalcio di Gabriele Gravina, che nelle settimane precedenti al 9 febbraio 2023 ha supportato con forza e decisione la candidatura di Matteo Marani, noto giornalista di Sky Sport ora in testa alla piramide della terza serie italiana. Ripartire da un nuovo format, più snello, più competitivo e più attrattivo: queste le parole d’ordine.

Riforma Serie C a Girone Unico dalla stagione 2024/25? Come può cambiare la Lega Pro

In tanti si chiedono come cambiare il calcio italiano e se sia giusto farlo in maniera sistemica. Quel che è certo, però, è che da qualcosa bisognerà pur iniziare. La Lega Pro è senza dubbio il campionato che, più di tutti, necessita di una rivoluzione rapida ed immediata, per certi versi anche dolorosa. 60 squadre sono troppe per poter sentir parlare di sostenibilità, ma soprattutto (e su questo Ghirelli aveva ragione, ndr) non è più un format che attrae e/o avvicina gli appassionati, soprattutto quelli delle nuove generazioni.

“Serve una rivoluzione culturale che coinvolga la Serie A, la Serie B, la Lega Pro e i dilettanti, non è più procrastinabile”, dichiarò Gravina nel settembre 2021, provando ad anticipare tempi poi mai rispettati. Il progetto definitivo dal 2024-2025 – aggiunse il numero uno della FIGC – prevede una fusione fra la Serie B e la Serie C Élite ed una fusione fra la Serie C e la Serie D Élite. Questo dovrebbe essere il progetto di riforma definitivo con un ridimensionamento dell’area professionistica, l’istituzione di un’area semiprofessionistica ed il mondo dilettantistico che deve comunque fare di necessità virtù ed eliminare quello che oggi si chiama professionismo di fatto, confermando così l’urgenza di dover tagliare una fetta di club dall’attuale professionismo, passando ad un totale di 60 team tra A, B e Serie C.

Adesso, stando a quanto ci risulta, se ne sta parlando concretamente nelle sedi opportune, con la ferma volontà di deliberare il tutto entro il prossimo 30 giugno, al fine di utilizzare la stagione sportiva 2023/24 come traghettatrice verso la riforma e il conseguente cambio di format della Lega Pro. È chiaro però – riprendendo le parole del Presidente della Federcalcio – che l’annata 2024/25 non rappresenterà più quella del secondo step, bensì una sorta di anno zero se tutti i tasselli dovessero finalmente trovare il loro posto.

Una volta archiviata la proposta di Francesco Ghirelli, francamente inaccettabile e tesa a “provincializzare” la Lega Pro, la Serie C a girone unico è, probabilmente, l’unica vera soluzione per salvare la bellezza, la storicità e la competitività della terza serie. Si va in questa direzione, con 20 squadre a comporre un raggruppamento su scala nazionale, una categoria “cuscinetto” volgarmente chiamata “semiprofessionismo” e la conferma a cascata della Lega Nazionale Dilettanti, che subirà successivamente ulteriori modifiche in base a quelli che saranno gli sviluppi futuri. Tante ancora le cose da chiarire, soprattutto per coloro che finiranno o rischiano di finire “nel mezzo”, ma una Serie C Élite (o B2, che dir si voglia) renderebbe lo spettacolo maggiormente appetibile, richiamando l’attenzione dei broadcaster e valorizzando il pacchetto dei diritti televisivi, incrementando di conseguenza gli introiti dei club.

Tralasciando che squadre come Catanzaro e Reggiana sembrano ormai destinate a fare il salto di categoria, così come il nuovo Catania dalla D alla Lega Pro, provate ad immaginare una Serie C a girone unico di tale portata, con 20 compagini di livello e tutte (bene o male) con storia, bacino d’utenza e strutture alle spalle:

Vicenza
Padova
Feralpisalò
Triestina
Pordenone
Novara
Mantova
Reggiana
Cesena
Virtus Entella
Ancona
Siena
Carrarese
Catanzaro
Crotone
Pescara
Avellino
Juve Stabia
Foggia
Taranto


Questa, chiaramente, è l’idea di base, una potenziale prospettiva. Ma non si sfuggirà mai, giustamente, da un criterio meritocratico, che dovrà anche stavolta dominare la riforma del campionato di Serie C, facendo leva (ad esempio) sulle classifiche dei tre gironi della prossima regular season, per poi valutare solidità economica, strutture e progettualità, nel rispetto dei paletti imposti dalla FIGC e dalla stessa Lega Pro.

In Serie A, invece, non sembrano interessati al concetto di ridurre il numero dei team partecipanti per rendere lo show più affascinante e attrattivo, visto che prevale ancora l’equazione “più partite, più spettacolo”. Nel caso del massimo campionato, però, si potrebbe entrare nell’ottica di una riduzione a 18 per aumentare il livello di tutte le gare e rendere più equilibrato ed importante ogni singolo evento.

La Serie B, già portata nel recente passato da 22 a 20 squadre, potrebbe non essere toccata da un’eventuale riforma nell’immediato futuro, ma potrebbe essere modificato il numero delle retrocessioni. Diversi i punti interrogativi, con la speranza che le risposte più esaustive vengano date proprio ai tifosi, da riavvicinare in modo sensibile nel più breve tempo possibile.

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