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Liverpool-Barcellona 4-0: siamo attori e protagonisti di un meraviglioso sport chiamato vita

Sono un amante del calcio, come tanti di voi che leggeranno. Sono uno di quelli che con il pallone si può dire ci sia nato, ci cresce e ci morirà. E tutte queste azioni posso affermare di averle vissute e di viverle felice. Perchè quell’attrezzo sferico così semplice, così “povero”, a me è sempre sembrato magico. Da quando ho imparato a dare i miei primi calci, da quando sorridevo vedendolo rimbalzare, da quando ho capito che non si tratta solamente di un gioco. Da quando sognavo fin da bambino insomma, come fanno in tanti, magari di diventare un giorno un Del Piero, un Totti, un Pirlo, giusto per citarne qualcuno appartenente alla mia generazione.

Da quando lo giochi per divertimento e inizi a guardarlo, a osservarlo, da quando inizi ad essere tifoso della tua squadra del cuore, quando inizi a vederti gettare sangue e sudore per quei colori che ti fanno palpitare il cuore, quando ti accorgi che probabilmente non sarai un predestinato e che a calcio non ci giocherai per professione. Tutto questo è successo anche a me, ma l’amore verso questo benedetto pallone era troppo e allora ho deciso di provare ad inseguire un altro sogno. Quello di raccontarlo, quello di scriverlo, quello di cercare di farlo diventare il mio mestiere, di viverci come ho sempre fatto insomma, ma con circa quindici anni in più e con prospettive diverse.

Oggi sono qui a fare quello e mi sento fortunato ad averne una possibilità. E oggi lo faccio con un sogno che alimenta il sogno. Quello di potervi narrare di un’impresa che passerà alla storia, di una gara che tutti quelli che vorrebbero fare questo mestiere un giorno vorrebbero raccontare, una partita che rispecchia tutta quella che per me è l’essenza del calcio e della vita. 7 Maggio 2019, Liverpool-Barcellona 4-0.

Una data che non si può dimenticare, una data in cui noi amanti del calcio, che per una sera trascendiamo dalle varie fedi calcistiche, ci stringiamo in una sola esclamazione, un solo grido. Grazie. Grazie ad una delle squadre di tradizione per eccellenza, ad una delle squadre che gioca in uno stadio che è un teatro dei sogni (non ce ne vogliano gli amici di Old Trafford), dove è proprio vero che accadono cose uniche. Dove accade che il Liverpool di Klopp annichilisce il Barcellona di Valverde, con un 4-0 che ribalta lo 0-3 iniziale e proietta i reds alla seconda, inaspettata, incredibile, finale consecutiva di Champions.

Questa non è una rimonta, questo Liverpool non è una semplice squadra che recupera una partita. Questa serata è arte, questa serata è poesia, è monito per bambini, adulti, anziani. È metafora di vita per tutta l’umanità. Perchè il Liverpool ci ha dato un insegnamento importantissimo. Perchè il Liverpool ci aiuta a guardare la vita con occhi diversi. Una squadra di calcio può tutto questo? Sì, certo che può. Perchè il Liverpool ci fa capire come la vita vada vissuta in ogni suo istante, in ogni suo battito, in ogni momento. Perchè non è mai troppo tardi per rimediare a qualcosa, perchè “è finita” si dice solo dopo aver fatto di tutto per non soccombere. Nella vita a volte bisogna andare avanti per vedere che succede, per trasformare l’incredibile in possibile.

Grazie reds perchè ci avete fatto capire che la luce in fondo al tunnel esiste, che le situazioni disperate spesso sono solo frutto della nostra scarsa fiducia in noi stessi, della nostra poca voglia di dimostrare chi siamo, dell’arrendevolezza nel credere che nulla si possa risolvere. Del porsi dei muri prima ancora di iniziare un lavoro. Ieri sera il Liverpool non aveva solo tre gol da rimontare: doveva farlo senza i suoi uomini migliori, con capacità inferiori a quelle dell’avversario. E allora grazie, perchè ci fai capire che nella vita non bisogna essere narcisisti; che se le cose ti stanno andando bene devi rimanere umile e continuare sulla propria strada, per non finire come il Barcellona. La squadra di Valverde, persa nel suo “apparire”, nel suo “titik e titok” (licenza per definire il loro spesso irridente ma poco concreto possesso palla e l’esasperazione della manovra) che se non applicato per offendere e concretizzare rimane qualcosa di tanto irridente quanto inconcludente.

Il Liverpool si è messo lì, con entusiasmo, con il coraggio di chi non ha più nulla da perdere ma solo da guadagnare. Con le proprie forze, con unione di intenti, caratteristica principale di chi sà di poter avere la meglio insieme. Con dedizione e coraggio ci faceva essere partecipi della loro battaglia, ci faceva commuovere per come veniva combattuta, sospiro dopo sospiro. L’impresa compiuta nella magic night di ieri non è solo calcio: è vita, è adrenalina allo stato puro. Un qualcosa che fa palpitare i cuori di chi questo sport lo guarda con quegli occhi felici descritti all’inizio della nostra “ricostruzione”, con la consapevolezza che ciò che si è visto ad Anfield lo si possa rapportare alla vita di tutti i giorni. D’altra parte, i sogni esistono per essere avverati, le difficoltà per essere superate, per cadere e rialzarsi più forti di prima. Spetta solo  a noi, trarre spunto da quello che undici uomini in maglia rossa hanno dato dimostrazione di poter fare; a noi che siamo gli spettatori e i protagonisti di questo sport meraviglioso chiamato calcio e chiamato vita.

Grazie di cuore caro Liverpool.

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