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Coronavirus, il calcio e le ipotesi di ripresa: Date e possibili scenari

Come può uno scoglio arginare il mare, direbbe Battisti. A quasi quarant’anni di distanza abbiamo scoperto frangiflutti capaci di ostacolare l’oceano della vita. Il Covid-19 ha davvero messo un blocco sulle ondate della nostra quotidianità e sulla progettualità della stessa. Giorno dopo giorno tocchiamo con mano quanto sia difficile, per non dire impossibile, effettuare delle previsioni di qualunque natura sia ottimista che pessimista.

Ad oggi, l’unica certezza è quella di non avere certezze: ci ritroviamo a vivere quasi “al buio”, quasi fosse una mano di poker il cui esito si potrà scoprire solo strada facendo. Tuttavia, in una situazione dove sicurezze vacillano, prerogativa al momento di qualsiasi settore, c’è la volontà di provare ad organizzare un futuro per sommi capi. Tentativi, per farsi trovare più o meno pronti nella prospettiva in cui essi potessero effettivamente attuarsi. Uno di questi settori è quello che riguarda il nostro calcio, unico sport federale ad avere ancora in ballo la stagione. Fra chi, condizioni permettendo, vuole ripartire e chi avanza problematiche logistiche considerate insuperabili (ognuno anche dietro i propri interessi).

Ad oggi, 14 Aprile, né l’una né l’altra posizione può essere presa come oracolo. Motivo per cui le date del 4 Maggio (ripresa  degli allenamenti) e 30 Maggio (ripresa del campionato), non possono disporre della forza necessaria per essere considerate le giornate della rinascita calcistica. Viene voglia di crederlo, voglia di sperarlo per un inizio graduale di ritorno alla normalità, ma il caos sulla vicenda è ancora tanto e potrebbe prolungarsi anche dopo l’eventuale riapertura.

Primo punto da chiarire: la situazione attuale. Si è iniziato a parlare di date e indicative programmazioni, dal momento in cui si è registrato un sensibile calo dei contagi (aumento della positività stabilmente al di sotto delle 2000 unità al giorno, in progressiva discesa). “Ci si potrà tornare ad allenare e a giocare qualora ci siano le condizioni e l’ok dalle istituzioni sanitarie”. Ciò che sembra non essere chiaro a nessuno, è quali siano considerate queste condizioni utili. Sono quelle attuali? O sono legate alla speranza che migliorino ancora? Molto probabilmente più la seconda, che andrebbe a spiegare i numerosi tentennamenti e gli scarichi di responsabilità.

Deciderà il governo. Questo quanto dichiarato dal Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità Gianni Rezza, che ha spiegato la complicanza nel dare l’ok alla ripresa dell’attività. Questo fa capire come, in linea generale, c’è la volontà istituzionale (sottolineata sia dal Ministro Spadafora, sia in parte dalla Lega Calcio) di programmare una ripresa, ma che dovrà attendere ancora giorni prima di essere formalizzata e ufficializzata. Decisione, in ogni caso, passabile di modifiche improvvise.

Secondo punto: l’evoluzione dell’epidemia. È un po’ il fulcro di tutto in fin dei conti; e non ci riferiamo soltanto a quello che potrebbe accadere da qui a tre settimane, ma anche a quello che potrà essere dopo. La fase 2 potrebbe aprirsi il 4 Maggio: se questo dovesse avvenire, gli allenamenti potranno riprendere, come detto, proprio in quella data e dopo essersi accertati della negatività dei tamponi, per calciatori e staff di ogni squadra. Detto ciò, dovremmo assistere agli effetti di tale ripartenza: non è possibile stabilire con certezza se i contagi diminuiranno, rimarranno stabili o aumenteranno. E se malauguratamente si prospettasse, in maniera rilevante, l’ultimo dei casi elencati, risulterebbe obbligatoria una nuova frenata.

Il tutto, sempre augurandosi che non si ripresentino casi all’interno delle squadre; altra eventualità che, purtroppo,non può essere esclusa e che farebbe bloccare (probabilmente in maniera definitiva) i campionati.

In sintesi? Il calcio manca come l’aria, e riconquistare il piacere di esultare ed emozionarsi anche solo dietro uno schermo, sarebbe un mezzo eccezionale per cercare in qualche modo di riconciliarsi alla “vita” (oltre a rappresentare il valore meritocratico assoluto per l’assegnazione dei titoli sportivi). Bisogna però vivere alla giornata. Un passo alla volta, aggrappandosi alla speranza, ma ben consci di essere entrati in una realtà che, per adesso, fa dell’incertezza e dell’imprevedibile il suo pane quotidiano.

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