Analisi Verona-Spezia 2-1: vittoria di spirito, i cambi fanno la differenza

Alla vigilia era stata presentata come una partita ostica, complicata, ricca di insidie. Il match andato in scena ieri al Bentegodi contro lo Spezia di Pasquale Marino ha rispettato le attese, ma l’Hellas di Fabio Grosso ha dimostrato di vivere un ottimo stato di forma fisico e mentale ed è riuscito in tal modo a portare a casa il quarto (terzo sul campo) successo consecutivo.

Contro una squadra corta che si difende con 10 uomini sotto la linea della palla è sempre difficile giocare, soprattutto se quando riparte lo fa con qualità. Certo non si può dire che il Verona di ieri sera sia stato bello come quello ammirato sabato a Crotone, ma queste partite (e i campionati) si vincono con la voglia, il sacrificio e il pragmatismo.

Il vantaggio ospite (39′) aveva ancor più complicato la vita a Pazzini e compagni, bravissimi a riuscire ad agguantare il pareggio pochi istanti dopo con Matos (al ritorno al gol in gare ufficiali dopo tre anni), abile ad approfittare di una difettosa respinta di Manfredini a seguito di una bella azione di Pazzini.

“Importante chi gioca dall’inizio, ma fondamentale chi subentra”. Questo è solito affermare Fabio Grosso in conferenza stampa alla vigilia di ogni match. Ed ancora una volta l’ex tecnico del Bari ha avuto ragione, dato che i cambi di Zaccagni (in gol a distanza di 18 mesi dall’ultima volta) e Tupta si sono rivelati decisivi per le sorti dell’incontro.

Ora l’Hellas sarà atteso dalla difficile trasferta di Salerno. Una partita che rievoca sempre ricordi meravigliosi, ma da non prendere assolutamente sotto gamba.

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