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Cosa succede col Bari in Serie A: stessa proprietà del Napoli, cosa dice il Regolamento

Il calcio italiano è ricco di tradizione, passione e uno spiccato spirito competitivo. Mentre i tifosi di tutto il mondo rivolgono la loro attenzione al ritorno del Bari in Serie A, cominciano a emergere domande sulla proprietà del club. In particolare, il suo inevitabile legame con il Napoli di Aurelio De Laurentiis, che tira in ballo il regolamento della Federcalcio e del massimo campionato nostrano, vista la multiproprietà in essere da quasi 5 anni.

Cosa succede col Bari in Serie A: stessa proprietà del Napoli, cosa dice il Regolamento e chi vende De Laurentiis

La proprietà condivisa tra il Napoli e il Bari è stata di recente un argomento di confronto piuttosto importante. È un evento raro nel mondo del calcio: la stessa “entità” controlla due squadre di massima serie, il che apre potenzialmente la porta a conflitti di interesse. Tuttavia, è essenziale considerare i regolamenti dettagliati del calcio italiano per comprendere le implicazioni di questo sviluppo.

I legami tra i due club sono profondi, non solo in termini di proprietà, ma anche culturalmente e storicamente, seppur divisi da un’aspra rivalità sportiva sugli spalti. Magnifiche rappresentanti del Sud Italia, le due piazze portano con sé le speranze e le aspirazioni delle rispettive città. La prospettiva di condividere la stessa proprietà ha suscitato discussioni sulla concorrenza leale, sul progetto tecnico e e su alcuni movimenti di mercato.

Il regolamento di FIGC e Serie A? Quando sorge un caso di multiproprietà, le regole stabilite dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e dalla Serie A sono abbastanza chiare. Secondo la norma, un imprenditore non può possedere più di una squadra nello stesso campionato professionistico, per evitare qualsiasi forma di partite truccate o favoritismi (calcioscommesse, ndr).

Tuttavia, la situazione diventa leggermente più complicata quando si considera la proprietà indiretta o parziale, come nel caso di Bari e Napoli. Il proprietario del Napoli ha acquisito il Bari attraverso un’entità separata, affidando al figlio Luigi l’incarico di presidente dei biancorossi, e fino al 2028 ci sarebbe l’opportunità di portare avanti questa configurazione, sfruttando la deroga fornita dalla stessa Federcalcio. Con il salto di categoria dei Galletti, però, cambia tutto.

Se da un lato la proprietà condivisa può potenzialmente offrire dei vantaggi, come la condivisione delle risorse e degli allineamenti strategici, dall’altro pone delle sfide. I riflettori saranno puntati su entrambi i club, poiché qualsiasi favoritismo o scorrettezza percepita potrebbe portare a gravi conseguenze o alimentare lo scetticismo degli appassionati. Con il Bari in Serie A, toccherà ad Aurelio De Laurentiis trovare un acquirente affidabile e cedere una delle due società entro 6 mesi, come accaduto (in extremis) per la Salernitana di Claudio Lotito, passata nelle mani di Danilo Iervolino.

Il patron del sodalizio partenopeo, dal canto suo, ha già deciso: dopo aver vinto anche lo Scudetto con gli Azzurri, venderà il Bari.

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