31 goal in 33 presenze in Premier League, 10 in 11 di Champions, per un totale di 43 in 47 partite tenendo conto di tutte le competizioni, non è servita certo la partita di ieri per dire che Mohamed Salah sta vivendo una stagione da Pallone d’Oro.

L’egiziano aveva già mostrato certamente grandi colpi in Italia, ma in due stagioni e mezzo fra Fiorentina e Roma le realizzazioni erano state soltanto 36. Una metamorfosi avvenuta grazie agli insegnamenti di Jürgen Klopp. 

Il tecnico tedesco gli ha insegnato a sfruttare al meglio la sua naturale rapidità e forza nei primi passi, quella per intenderci che gli permette di bruciare in partenza il diretto marcatore o di uscire vincitore da mischie e rimpalli, facendogli capire quali sono in giusti tempi di inserimento per trovarsi a tu per tu con il portiere e trafiggerlo.

Nel gioco di Klopp non è previsto il centravanti classico, questo favorisce la squadra contro avversari che si arroccano in difesa, poiché tramite il palleggio fatto ad alte intensità Salah può trovare un compagno per un rapidissimo uno-due e smarcarsi. Molto spesso questo compagno è Firmino, un altro che ieri sera ha fatto piuttosto bene.

Come detto dunque Salah diventa letale quando parte da fermo, proprio per questo diventa letale perdere palla in fase d’attacco contro il Liverpool, i Reds fondano infatti il loro credo su recupero del pallone, passaggio al compagno libero più vicino e verticalizzazione per Salah o Mané. Proprio per questo la tattica attuata ieri sera da Di Francesco è stata quantomeno scriteriata, tenere una difesa a tre così alta, in balia dell’uno contro uno contro tre attaccanti così veloci e bravi a lanciarsi in campo aperto è stato un suicidio sportivo. Oggi come oggi anche i più blasonati difensori del mondo non vorrebbero trovarsi a fronteggiare Salah, figurarsi Juan Jesus che non è certo un fulmine di guerra.

A tutto questo aggiungiamoci l’incredibile stato di forma e una freschezza mentale che probabilmente la pressione della piazza giallorossa non gli permetteva di avere, ed eccoci impacchettato un Salah che diventa un killer a sangue freddo sotto porta. E chissà che dopo aver già ricevuto il riconoscimento come miglior calciatore della Premier League non possa anche vincere il Pallone d’Oro, magari dopo aver alzato al cielo la Coppa dalle Grandi Orecchie.

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